martedì, 23 Aprile 2024
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McDonald’s acquisterà tutti i suoi 225 ristoranti in franchising in Israele

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McDonald’s, il colosso americano del fast food, ha annunciato di aver raggiunto un accordo con il franchising Alonyal per acquistare i 225 ristoranti in franchising presenti in Israele. McDonald’s ha dichiarato che la guerra tra Israele e Hamas sta danneggiando i suoi affari, riferisce la CNN.

Alonyal, l’azienda che gestisce il franchising della catena di fast food in Israele, è guidata dall’amministratore delegato Omri Padan e gestisce i ristoranti israeliani McDonald’s da più di 30 anni, impiegando circa 5000 dipendenti. In tutto il mondo, i ristoranti McDonald’s sono gestiti da operatori in franchising locali che agiscono in modo indipendente per stabilire i salari e i prezzi, cosa che ha contribuito all’espansione globale di McDonald’s con oltre 41.000 ristoranti in tutto il mondo, tra cui circa il 5% si trovano in Medio Oriente.

Alonyal ha offerto sconti ai soldati e alle forze di sicurezza israeliane, per cui molti operatori di McDonald’s hanno preso le distanze dell’azienda.

Anche i gruppi in franchising in Kuwait e Pakistan hanno rilasciato alcune dichiarazioni in cui prendevano le distanze dall’operato dell’azienda. Inoltre, numerose proteste sono state organizzate in tutto il mondo.

Il CEO Chris Kempczinski, a gennaio aveva affermato che la società stava sperimentando «un impatto commerciale significativo» in Medio Oriente a causa della guerra tra Israele e Hamas. Infatti, dopo il bilancio di febbraio, McDonald’s ha dichiarato che il conflitto potrebbe continuare a pesare sulla sua attività.

Kempczinski, per sottolineare la neutralità dell’azienda, ha anche affermato che: «in ogni Paese in cui operiamo, compresi quelli musulmani, McDonald’s è orgogliosamente rappresentato da operatori locali».

Inoltre, la società ha dichiarato: «McDonald’s resta impegnata nel mercato israeliano e nel garantire un’esperienza positiva ai dipendenti e ai clienti nel mercato anche in futuro», riferisce la BBC.

La società ha altresì affermato che saranno mantenute condizioni simili per quanto riguarda i ristoranti, le attività e i dipendenti in Israele, tuttavia non sono stati ancora resi noti i termini dell’accordo.

L’azienda spera di riuscire a migliorare la sua reputazione nei Paesi arabi assumendo il controllo diretto dell’attività in Israele, quindi spera di raggiungere i suoi obiettivi di vendita.

La Sindrome dell’Avana e l’ombra del Cremlino

Il reportage è stato realizzato dal programma televisivo statunitense 60 Minutes, dal settimanale tedesco Der Spiegel e dal notiziario di stampo investigativo, con focus sulla Russia, The Insider.

Secondo quanto riportato dalla BBC, l’inchiesta proverebbe il coinvolgimento dell’unità di intelligence russa 29155 nella cosiddetta “sindrome dell’Avana”, un disturbo che prende il nome dal luogo in cui è stato registrato il primo caso e i cui sintomi equivalgono a vertigini, capogiro, mal di testa, difficoltà di concentrazione e un intenso e doloroso acufene.

L’unità di intelligence russa è accusata di aver bersagliato il cervello di diversi diplomatici statunitensi con armi a energia diretta. Inoltre, il reportage proverebbe che alcuni membri dell’unità in questione erano sparsi in diverse città del mondo quando i diplomatici statunitensi hanno accusato i sintomi. Si parla addirittura di un possibile collegamento con il tentato avvelenamento, nel 2018, di Sergei Skripal, un’ex ufficiale dei servizi segreti russi che ha lavorato come agente doppiogiochista in favore dei servizi segreti della Corona britannica.

A supporto della tesi dell’inchiesta, The Insider afferma inoltre che un ufficiale dell’unità 29155 era stato premiato per aver sviluppato delle armi acustiche non letali.

Tuttavia, secondo quanto riporta Al Jazeera, il National Institutes of Health (NIH) non ha trovato alcuna anomalia nel cervello dei diplomatici statunitensi che hanno accusato tali sintomi. Allo stesso tempo riconosce la presenza di questi ultimi, definendoli «debilitanti e difficoltosi da trattare».

Dal canto suo, il Cremlino nega fermamente le accuse, parlando di una stampa che «ingrandisce» ed «esagera» un’inchiesta «campata per aria» e «infondata».

La sindrome non è sicuramente una novità: se ne parla ormai dal 2016, quando venne registrato il primo caso ufficiale. Tuttavia, i sintomi sembrerebbero essere comparsi ancora prima. Secondo le affermazioni di The Insider, riportate da Al Jazeera, i presunti attacchi della Russia potrebbero essere iniziati già nel 2014, a Francoforte, quando alcuni funzionari del Consolato statunitense accusarono i sintomi tipici di quella che poi sarebbe stata conosciuta come sindrome dell’Avana.

Karine Jean-Pierre, portavoce della Casa Bianca nell’amministrazione di Joe Biden, ha dichiarato che il Governo ha preso la questione «molto sul serio» e che «continuerà a dare la priorità al personale, assicurandogli protezione», in quanto «si tratta di una questione che il nostro Presidente ritiene importante».

D’altra parte, John Balton, ex Consigliere per la Sicurezza Nazionale nel Governo di Trump, afferma alla BBC che le nuove testimonianze sono molto preoccupanti», ma che il Governo con il quale ha collaborato «non le ha mai prese abbastanza sul serio». Ciononostante, uno dei maggiori alleati di Trump, JD Vance, ha sminuito l’inchiesta statunitense affermando: «Sembra che molti giornalisti abbiano perso la testa».

Scalatore esperto trovato morto sul Monte Saint Helens

Lo scalatore Roscoe “Rocky” Shorey (42 anni) è stato trovato morto sabato 30 marzo 2024 intorno alle ore 7:00 locali sul Monte Saint Helens, un vulcano ghiacciato situato nello stato di Washington, USA. Come riporta il sito di CBS News, l’uomo sarebbe caduto nel cratere del vulcano a seguito di una discesa in snowboard. Il cadavere è stato poi trovato da un gruppo di alpinisti a 1.200 piedi (circa 365 metri) dalla vetta del monte.

L’ufficio dello Sceriffo della Contea di Skamania ha dichiarato che Roscoe era uno scalatore esperto e un frequentatore abituale del Monte Saint Helens: vi era salito 28 volte prima del tragico incidente.

Come riporta il Seattle Times, i ragazzi che hanno individuato il corpo dell’uomo, una volta arrivati in cima alla montagna, avrebbero trovato uno zaino vicino a una cornice di neve (una formazione nevosa poco stabile che viene a crearsi sulle cime delle montagne) ormai sgretolata. Guardando nel cratere del vulcano avrebbero poi intravisto il corpo di Shorey, senza vita.

Come riferisce il sito della CNN, la morte dello scalatore sarebbe avvenuta proprio a causa di quella cornice di neve che, sgretolandosi, ha provocato la caduta del quarantaduenne e una valanga che ha percorso il pendio della montagna.

Gli amici dell’uomo hanno espresso il loro cordoglio per la scomparsa di Shorey. Come riporta il New York Post, Bret Barnum, amico di lunga data della vittima, ha dichiarato: «È un momento estremamente difficile […]. Pur avendo solo 42 anni quell’uomo è come se avesse vissuto cento anni di vita… Ho avuto la fortuna di poter salire in macchina e fare un giro con lui. Ogni volta che uscivamo insieme era un’avventura».

Lo stesso sito riporta che Roscoe non sarebbe la prima vittima del Saint Helens: 57 persone morirono a causa dell’eruzione del vulcano avvenuta nel 1980, mentre nel 2010 un alpinista è andato in contro allo stesso destino di Shorey, cadendo nel cratere a causa di una cornice di neve instabile.

Quiet on set: il lato oscuro di Nickelodeon che non conoscevamo

Nickelodeon dominava la televisione per bambini negli Stati Uniti ed in molti altri paesi del globo all’inizio del millennio, con molti dei suoi programmi più popolari creati e prodotti da un uomo solo, Dan Schneider. 

Secondo quanto riportato da InStyle, Dan Schneider una volta descritto come il “ragazzo d’oro” di Nickelodeon, ha creato alcuni dei più grandi successi nella storia delle serie live-action del canale tv Nickelodeon. La sua carriera nella rete per bambini è iniziata negli anni ’90, quando lavorava come scrittore e produttore. Alcuni degli show di maggior successo creati da lui sono: The Amanda Show, Zoey 101, Drake & Josh, iCarly, Victorious e Sam & Cat. 

Dopo essersi allontanato da Nickelodeon nel 2018, una serie di accuse riguardanti ambienti di lavoro tossici sulle produzioni di Schneider lo hanno dipinto come una presenza volubile e intimidatoria, almeno stando a quanto riporta The Guardian.

Il 17 marzo 2024 esce la prima puntata, negli Stati Uniti, di Quiet on Set: The Dark Side of Kids TV, una docuserie di 4 puntate che aggiunge tutta una serie di accuse a quelle già note contro Dan Schneider, tra cui l’umiliazione delle dipendenti e l’inserimento all’interno degli show per bambini di insinuazioni sessuali. Nella docuserie vengono mostrate clip di spettacoli di Nickelodeon, creati e diretti da Schneider, in cui si vedono artisti minorenni in bikini o body o con getti d’acqua spruzzati in faccia. 

Secondo quanto afferma USA Today, le sceneggiatrici di The Amanda Show Jenny Kilgen e Christy Stratton hanno accusato Dan Schneider di comportamento discriminatorio, avendo imposto loro di smezzarsi un unico stipendio in quanto uniche donne del team e facendo spesso commenti e richieste inappropriate. 

Numerose star hanno parlato nella docuserie della loro esperienza. Daniella Monet, che interpretava Trina Vega (la sorella della protagonista Tori) nello show Victorious, ha affermato di aver espresso preoccupazione per una scena che vedeva come troppo sessualmente esplicita, ma Nickelodeon non l’ha tagliata. Ha anche detto che le attrici si sarebbero spesso sedute sulle ginocchia di Schneider sul set di Zoey 101.

La star dello show Drake & Josh, Drake Bell, ha dichiaro di esser stato aggredito sessualmente quando aveva 15 anni dal dialoghista Brian Peck. In Quiet on set parla anche il padre di Drake che afferma di aver segnalato ai produttori l’eccessiva vicinanza di Brian al figlio ma gli è stato risposto che, siccome Brian è gay, i suoi erano solo pregiudizi omofobi.

Dan Schneider ha risposto alle accuse mosse dalla docuserie con un video pubblicato su YouTube. Alle accuse riguardanti le battute a sfondo sessuale presenti negli show dichiara che «ognuna di quelle battute è stata scritta per un pubblico composto di bambini perché i bambini pensavano che fossero divertenti». Inoltre rifiuta anche l’accusa che avesse completo controllo sui contenuti dei vari show, affermando che esistevano molti livelli di scrutinio, come riporta CBS news.

Schneider inoltre afferma, riguardo alle due sceneggiatrici che dovevano spartirsi un solo salario, che non era lui che decideva i salari e che era comune che scrittori alle prime armi dividessero lo stipendio. Infine ammette di aver avuto dei comportamenti ambigui sui set e che fosse sbagliato chiedere massaggi ai suoi collaboratori. 

Il problema dei 3 corpi: la nuova serie Netflix che divide gli utenti cinesi

Il 21 marzo 2024 esce in Italia su Netflix una serie tv intitolata Il problema dei 3 corpi. Serie tv ispirata al primo libro della trilogia fantascientifica Memoria del passato della Terra dello scrittore cinese Cixin Liu.

La trilogia, riferisce la CNN, rappresenta una delle esportazioni culturali di maggior successo della Cina negli ultimi anni e vanta milioni di fan in tutto il mondo tra cui l’ex presidente degli Stati Uniti Barack Obama.

La serie tratta di alcuni scienziati che devono far fronte alla più grande minaccia mai vissuta dalla Terra: una razza aliena, chiamata San-Ti, è costretta a scappare da un pianeta inospitale e minaccia di distruggere gli umani per poter sopravvivere.

Netflix non è visibile in Cina, ma gli utenti possono guardare i suoi contenuti usando dei VPN o usufruendo di versioni pirata. Tra gli utenti internet cinesi il dibattito sull’adattamento è diventato una questione politica, con alcuni che hanno accusato la produzione americana di rappresentare la Cina negativamente.

La serie, infatti, si apre con una scena ambientata durante la Rivoluzione Culturale di Mao Zedong, periodo in cui i nemici di classe venivano perseguitati dalle guardie rosse. Nella scena un professore universitario viene picchiato a sangue dai suoi stessi studenti. Molti utenti cinesi accusano i produttori della serie di utilizzarla come mezzo per presentare il paese sotto una cattiva luce.

In realtà l’autore della trilogia, Cixin Liu, ha dichiarato in un’intervista al New York Times nel 2019 che originariamente voleva aprire il libro con una scena della Rivoluzione Culturale di Mao, ma il suo editore cinese temeva che sarebbe stato censurato.

Inoltre, come scrive il Global Times, le critiche rivolte dal pubblico cinese all’adattamento sono dovute dal fatto che i gusti del pubblico internazionale sono diversi rispetto a quelli degli spettatori cinesi. Non si tratta di denigrare la Cina a livello ideologico ma della difficoltà di esprimere alcune delle sfumature della cultura cinese, riferiscono gli esperti.

Regno Unito: a rischio la Camera dei Lord

I membri della Camera dei Lord, “Pari”, godono del privilegio a vita da ben 65 anni, come recita la pagina del UK Parliament. Il Life Peerages Act del 1958 ha difatti sancito la nascita dei Pari a vita, alcuni eletti direttamente dal Primo Ministro, altri per ereditarietà.

La proposta dei Laburisti, giunta soprattutto da Sir Keir Starmer, che ha definito la formazione della Camera «antidemocratica», mira a far cessare un sistema elitario che da sempre vede le famiglie aristocratiche godere di un privilegio che Stramer definisce «indifendibile». Questo quanto riportato da STV News.

L’obiettivo finale, più drastico, sarebbe quello di eliminare definitivamente la House of Lords per permettere alle Nazioni e alle Regioni del Regno Unito di votare una Camera che le rappresenti pienamente.

La proposta era già stata varata dall’ex Primo Ministro, nonché ex leader Laburista, Gordon Brown, e avrebbe anche l’appoggio dell’attuale leadership Laburista. Inoltre, la cessazione del titolo ereditario rappresenterebbe un beneficio in più per i Laburisti, in quanto 47 dei 92 Pari che siedono alla Camera dei Lord e godono di un titolo ereditario sono Conservatori.

Lo stesso Tony Blair aveva ridotto il numero dei membri beneficianti del titolo.

Tuttavia, i Pari a vita non verrebbero “cacciati” da Westminster, in quanto l’emendamento, se approvato, consentirebbe comunque loro di accedere a tutti i servizi convenzionati con il Parlamento, quali caffetterie e ristoranti.

Non mancano le critiche, avanzate anche dallo stesso membro del Partito Laburista Lord Mandelson, e riportate dalla BBC. Secondo Mandelson, con tale proposta il suo partito starebbe eliminando una Camera con dei poteri a dir poco rilevanti, quali esaminare e revisionare il lavoro svolto dal Governo, nonché le Leggi. L’obiettivo finale dei Laburisti sarebbe invece, secondo la sua opinione, quello di creare un «governo autogestito per dare voce a tutte quelle nazioni che si autogovernano».

Ciononostante, Lord Mandelson non è l’unico ad avere dei dubbi a riguardo.

Una fonte dello stesso Governo ha infatti espresso il timore che tale proposta «rischi di compromettere l’unione del Regno Unito» e allo stesso tempo porti a una paralisi legislativa.

Terremoto di magnitudo 7.4 a Taiwan: 9 morti e circa 900 feriti

Un terremoto di magnitudo 7.4 si è verificato sulla costa orientale di Taiwan alle ore 7.58 locali causando la morte di 9 persone, mentre circa 900 persone sono rimaste ferite. L’epicentro è stato localizzato a 18 chilometri a sud della contea di Hualien, ma forti scosse sono state avvertite anche nella capitale.

Secondo l’Istituto geologico degli Stati Uniti (Usgs) si sono verificate in seguito diverse scosse di assestamento tra cui 29 scosse di magnitudo superiore a 4 vicino all’epicentro. Di queste scosse una è stata di magnitudo superiore a 6 e altre tredici sono state di magnitudo pari o superiore a 5, come riferisce la CNN.

I soccorritori hanno salvato 75 persone che erano rimaste bloccate in alcuni tunnel della contea, tra queste, due erano di nazionalità tedesca. Invece, sono rimasti intrappolati in un tunnel 50 dipendenti di un hotel che viaggiavano su quattro minibus: le autorità non sono ancora riuscite a mettersi in contatto con loro.

Anche tre escursionisti sono morti a causa della caduta dei sassi nella meta turistica Taroko Gorge. Inoltre, sempre la caduta dei massi ha provocato la morte di un camionista davanti a un tunnel sull’autostrada Suhua, sulla costa orientale.

Il terremoto ha attivato l’allerta di possibili tsunami nel sud del Giappone e nelle Filippine. Successivamente, tuttavia, tutti gli allarmi sono ritirati.

Circa 28 edifici sono crollati. Inoltre, le autorità locali hanno segnalato che le interruzioni di corrente hanno interessato più di 360.000 famiglie, mentre, l’interruzione di acqua ha interessato più di 120.000 famiglie. Secondo un funzionario delle autorità dei trasporti di Taiwan, la ferrovia che collega la contea di Yilan a Hualien è stata interrotta a causa di numerosi crolli e frane, come riporta l’agenzia di stampa Xinhua.

«Il governo deve garantire l’accuratezza delle informazioni e fornire assistenza tempestiva alle persone in difficoltà, in modo che i cittadini possano sentirsi a proprio agio e al sicuro», queste sono le parole dichiarate dalla presidente Tsai Ing-wen, come riferisce la BBC.

Anche il ministero degli esteri di Taiwan ha rilasciato una dichiarazione su X esprimendo gratitudine per le offerte di aiuto da parte del Giappone e del Paraguay.

Si tratta del terremoto più forte che abbia colpito Taiwan negli ultimi 25 anni. Infatti, uno dei terremoti più forti, di magnitudo 7,7 si era verificato nel 1999 e aveva colpito la parte a sud di Taipei uccidendo 2.400 persone e ferendone altre 10.000.

Sparatoria in una scuola finlandese: arrestato uno studente di 12 anni

Uno studente di 12 anni è morto e altri due coetanei sono rimasti gravemente feriti in una sparatoria avvenuta nella scuola di Viertola a Vantaa, in Finlandia. Il ragazzo sospettato di aver sparato, anche lui dodicenne e studente della stessa scuola, è fuggito a piedi, ma è stato poi catturato dalla polizia in un sobborgo a nord di Helsinki, come riferisce la CNN.

La scuola di Viertola si trova a circa 18 chilometri a nord di Helsinki e conta circa 800 studenti e circa 90 membri del personale.

La pistola utilizzata dal sospettato era stata concessa in licenza a un parente stretto e le autorità hanno aperto un’indagine per omicidio e tentato omicidio. Infatti, in Finlandia è molto diffuso il possesso di armi da fuoco e i bambini di età superiore a 15 anni possono avere delle licenze per usare quelle di altre persone. I bambini di età inferiore a 15 anni, inoltre, non sono penalmente responsabili, quindi, il sospettato non è stato posto in custodia cautelare e sarà affidato alle cure dei servizi sociali dopo ulteriori interrogatori, come riporta la BBC.

Petteri Orpo, il primo ministro della Finlandia, ha descritto la sparatoria come profondamente sconvolgente e ha affermato sul social X: «il mio pensiero va alle vittime, alle loro famiglie, agli altri studenti e al personale della scuola di Viertola».

Anche la ministra dell’istruzione Anna-Maja Henriksson ha dichiarato in una conferenza stampa che quello che è successo è stata una grande tragedia e ha aggiunto che quando il governo avrà un quadro completo della situazione, valuterà se sia necessario adottare ulteriori misure per proteggere le scuole finlandesi.

Inoltre, anche precedentemente erano successi episodi di questo genere: nel 2007, uno studente di 18 anni ha ucciso con un fucile semiautomatico sei alunni, l’infermiera della scuola e il preside nella cittadina di Jokela, a nord di Helsinki, mentre l’anno successivo un altro studente ha ucciso nove alunni e un insegnante nella città di Kauhajoki.

La Finlandia è un Paese che conta circa 430.000 proprietari di armi autorizzate su una popolazione di 5,6 milioni di abitanti e non c’è un limite al numero di armi che si possono possedere. Le sparatorie avvenute in passato hanno scatenato un rafforzamento delle normative sul possesso delle armi, estendendo il loro utilizzo a individui di almeno 18 anni. Inoltre, è stata introdotta la possibilità per giovani di 15 anni di richiedere l’uso di armi di proprietà di altri, previo consenso.

Una crociera da incubo: otto passeggeri abbandonati su un’isola

Quella che sarebbe dovuta essere una vacanza all’insegna della scoperta dei paesaggi africani si è trasformata in un incubo per otto passeggeri (sei americani e due australiani) che viaggiavano su una nave da crociera della Norwegian Cruise Line.

Il giorno 27 marzo 2024 l’imbarcazione era approdata nei pressi dell’arcipelago di São Tomé e Príncipe, sulla costa ovest dell’Africa. Gli ospiti della crociera hanno avuto la possibilità di visitare le isole che compongono l’arcipelago ma, come riporta il sito della CNN, al momento di rientrare sulla nave gli otto turisti in questione si sarebbero attardati e avrebbero perso l’orario di imbarco, rimanendo bloccati su una delle isole.

I passeggeri hanno dichiarato di essere stati lasciati sull’isola senza denaro né medicinali salvavita. Tra di loro erano presenti anche una donna incinta e un anziano con problemi cardiaci, come riferisce il New York Post.

Un portavoce dell’equipaggio ha dichiarato che i turisti rimasti sull’isola sarebbero stati lasciati «da soli o con un tour privato» e che avrebbero perso l’imbarco finale previsto per le ore 15:00 locali. Lo stesso portavoce ha poi aggiunto: «Gli ospiti hanno la responsabilità di assicurarsi di rientrare a bordo della nave all’orario indicato, che viene annunciato più volte tramite l’interfono della nave, durante le comunicazioni giornaliere e affisso per iscritto poco prima di lasciare l’imbarcazione». 

Come si può leggere sul sito di 9News, a seguito dell’incidente gli otto passeggeri avrebbero viaggiato per quindici ore attraverso sei Paesi per cercare di raggiungere la nave. Tuttavia, l’imbarcazione sarebbe stata impossibilitata ad attraccare a causa della bassa marea.

Secondo quanto riportato dal The Independent e stando agli ultimi aggiornamenti, il gruppo, non essendo riuscito a risalire a bordo della nave, sarebbe stato costretto a spendere oltre 5.000 dollari statunitensi per trasporto, vitto e alloggio extra in un viaggio verso Dakar, in Senegal, dove dovrebbe ricongiungersi con l’imbarcazione.

Reintrodotta la lapidazione delle donne in Afghanistan

L’annuncio arriva tramite un comunicato della Radio Televisione afgana, direttamente dal leader supremo dei talebani Hibatullah Akhundzada. Quest’ultimo avverte: «Flagelleremo le donne, le lapideremo a morte in pubblico», come riporta il Guardian. Le parole del leader arrivano quasi come una punizione destinata non soltanto alle donne, ma all’intero Occidente: «Ci accusate di violare i diritti delle donne quando le lapidiamo o flagelliamo pubblicamente per aver commesso adulterio, perché questo va contro i vostri principi democratici» e prosegue, rivolto ai paesi occidentali, «io rappresento Allah, voi rappresentate Satana».

Il suo discorso è mirato a rimarcare la profonda differenza tra culture e a darne una prova ancora più concreta. Tuttavia a pagarne il prezzo sono le donne afgane, come sostiene Sahar Fetrat, ricercatrice di Human Rights Watch, secondo la quale «attraverso i corpi delle donne i talebani esigono e padroneggiano l’ordine morale e sociale». Il leader ha infatti affermato che «il lavoro dei talebani non è finito con la presa di Kabul, ma è appena iniziato».

La situazione delle afgane, dal momento dell’ascesa dei talebani nell’agosto 2021, è di gran lunga peggiorata. Molte istituzioni a sostegno delle donne sono state cancellate, così come è stato proibito alle donne di esercitare la professione di avvocatessa e giudice. Inoltre, i talebani hanno eliminato la costituzione di stampo occidentale e sospeso i codici penali per rimpiazzarli con la loro rigida interpretazione della Sharia.

Il Guardian riporta le parole di un’attivista di Amnesty International, Samira Hamidi, secondo la quale la recente decisione riguardante la pena della lapidazione «è una chiara violazione delle leggi internazionali sui diritti umani, inclusa la CEDAW (Convenzione per l’Eliminazione di tutte le forme di Discriminazione contro le Donne)». ù

Solo nell’ultimo anno sono state uccise 417 persone attraverso flagellazioni ed esecuzioni, 57 delle quali erano donne.

Nonostante tutto, le donne afgane hanno sempre dato prova di una profonda resilienza, messa in atto anche nella giornata internazionale della festa della donna, lo scorso 8 marzo. Molte di loro si sono infatti riunite in diversi punti del paese, come riporta Al Jazeera, reclamando la revoca delle dure restrizioni imposte alla loro libertà. I cartelloni di protesta parlano chiaro: «Diritti, giustizia, libertà».

«Il nostro silenzio e la nostra paura sono l’arma peggiore dei talebani» afferma un manifestante.

Richard Bennett, Relatore Speciale delle Nazioni Unite sulla situazione dei diritti umani in Afghanistan, dichiara nella giornata della festa della donna di essere «dalla parte delle afgane», ed esorta allo stesso tempo i talebani a «rispettare i diritti umani di donne e bambine secondo la legge internazionale». Inoltre, Bennett sollecita questi ultimi a «rilasciare immediatamente e incondizionatamente i difensori dei diritti umani delle donne», detenuti arbitrariamente dai talebani per aver difeso i diritti fondamentali di ogni essere umano.