Con l’aumento del bilancio di vittime dall’inizio dell’invasione ucraina, gli attivisti che rappresentano i gruppi non-slavi della Russia hanno ricominciato a far sentire la loro voce per le richieste di una maggiore autonomia.
“La guerra è un innesco per una maggiore coscienza nazionale”, queste le parole dichiarate da Ruslan Gabbasov, capo del Centro Politico Nazionale Bashkir, al The Moscow Times.
Inoltre, un gran numero di soldati russi che stati uccisi in Ucraina proviene da gruppi etnici minoritari all’interno della Federazione, già sofferenti a causa della sproporzione economica e della discriminazione.
«Ci sarà una finestra di opportunità, e la useremo per ottenere il massimo dei diritti e delle libertà per la nostra repubblica di Bashkortostan. Cercheremo di diventare uno stato sovrano uguale ad altri nell’arena globale», questo quanto dichiarato dal lituano Gobbasov, che emigrò dalla Russia nel 2020.
Il Bashkortostan è una repubblica che non ha sovranità. Il nome “Bashkortostan” deriva dal nome del gruppo etnico Bashkir.
Rafis Kashapov, veterano attivista per i diritti delle popolazioni tatare, nonché co-fondatore del movimento Free Idel-Rural, che sostiene l’indipendenza e l’integrazione per gruppi di regioni etniche nella Russia centrale, ha supportato le parole di Gabbasov.
“Crediamo che l’invasione russa dell’Ucraina porterà alla caduta dell’impero”, dichiara Kashapov.
Numerosi attivisti etnici della Russia, tra cui Gabbasov e Kashapov, si sono riuniti per discutere dell’impatto che ha avuto la guerra in Ucraina su queste comunità. La riunione è avvenuta a Varsavia, al Forum delle Nazioni Libere della Russia.
In città come Buryat, Sakha e Calmucchi, si è discusso di come il futuro della Russia ad oggi sia “incerto”, pur essendo cauto riguardo l’imminente collasso della Federazione.