McDonald’s, il colosso americano del fast food, ha annunciato di aver raggiunto un accordo con il franchising Alonyal per acquistare i 225 ristoranti in franchising presenti in Israele. McDonald’s ha dichiarato che la guerra tra Israele e Hamas sta danneggiando i suoi affari, riferisce la CNN.
Alonyal, l’azienda che gestisce il franchising della catena di fast food in Israele, è guidata dall’amministratore delegato Omri Padan e gestisce i ristoranti israeliani McDonald’s da più di 30 anni, impiegando circa 5000 dipendenti. In tutto il mondo, i ristoranti McDonald’s sono gestiti da operatori in franchising locali che agiscono in modo indipendente per stabilire i salari e i prezzi, cosa che ha contribuito all’espansione globale di McDonald’s con oltre 41.000 ristoranti in tutto il mondo, tra cui circa il 5% si trovano in Medio Oriente.
Alonyal ha offerto sconti ai soldati e alle forze di sicurezza israeliane, per cui molti operatori di McDonald’s hanno preso le distanze dell’azienda.
Anche i gruppi in franchising in Kuwait e Pakistan hanno rilasciato alcune dichiarazioni in cui prendevano le distanze dall’operato dell’azienda. Inoltre, numerose proteste sono state organizzate in tutto il mondo.
Il CEO Chris Kempczinski, a gennaio aveva affermato che la società stava sperimentando «un impatto commerciale significativo» in Medio Oriente a causa della guerra tra Israele e Hamas. Infatti, dopo il bilancio di febbraio, McDonald’s ha dichiarato che il conflitto potrebbe continuare a pesare sulla sua attività.
Kempczinski, per sottolineare la neutralità dell’azienda, ha anche affermato che: «in ogni Paese in cui operiamo, compresi quelli musulmani, McDonald’s è orgogliosamente rappresentato da operatori locali».
Inoltre, la società ha dichiarato: «McDonald’s resta impegnata nel mercato israeliano e nel garantire un’esperienza positiva ai dipendenti e ai clienti nel mercato anche in futuro», riferisce la BBC.
La società ha altresì affermato che saranno mantenute condizioni simili per quanto riguarda i ristoranti, le attività e i dipendenti in Israele, tuttavia non sono stati ancora resi noti i termini dell’accordo.
L’azienda spera di riuscire a migliorare la sua reputazione nei Paesi arabi assumendo il controllo diretto dell’attività in Israele, quindi spera di raggiungere i suoi obiettivi di vendita.