Il 1° novembre, l’esercito boliviano ha annunciato un grave incidente: un “gruppo di miliziani irregolari” ha rapito parte del personale militare e sequestrato armi e munizioni, attaccando tre unità militari nei pressi di Cochabamba. Questo avviene in un contesto di crescenti proteste da parte dei sostenitori dell’ex presidente Evo Morales.
Secondo il ministero degli Esteri boliviano, oltre 200 militari sono stati presi in ostaggio. Il presidente Luis Arce ha dichiarato che il gruppo armato è “affiliato” a Morales, ma non ha fornito prove a sostegno di tale affermazione.
La BBC, grazie a fonti locali, ha riportato un messaggio di un soldato sequestrato, il quale ha comunicato che il gruppo armato chiede alle autorità di interrompere le interferenze con i “blocchi” stradali.
Negli ultimi tempi, i sostenitori di Morales hanno eretto blocchi su importanti autostrade, inclusa Cochabamba, chiedendo la fine dell’indagine sull’ex presidente per presunti crimini gravi. Questi blocchi hanno causato carenze di cibo e carburante in molte città. Tuttavia, Morales ha recentemente esortato i suoi sostenitori a considerare la sospensione dei blocchi e ha annunciato uno sciopero della fame per promuovere il dialogo con il governo.
Un video diffuso dalla DW mostra un militare non identificato che si rivolge al presidente Arce, esprimendo la grave situazione in cui si trovano: «Ci hanno tagliato l’acqua e la luce, chiediamo una pronta soluzione. Non intervenite nei punti di blocco, poiché la vita dei miei istruttori e soldati è in pericolo». Le forze armate hanno esortato il gruppo a lasciare la caserma “immediatamente e pacificamente”, avvertendo che tali azioni saranno considerate “tradimento”.
Questo incidente ha profondamente scosso la popolazione boliviana, già provata da conflitti interni tra i sostenitori di Morales e Arce, entrambi in corsa per il Movimento al Socialismo (MAS) nelle elezioni presidenziali del 2025. La situazione rimane in stallo, lasciando la Bolivia e il mondo in attesa di sviluppi.