I leader dei paesi dell’OPEC+, organizzazione che riunisce i maggiori paesi esportatori di petrolio più la Russia, si sono riuniti a Vienna e hanno annunciato una riduzione significativa della produzione di petrolio pari a due milioni di barili al giorno.
La decisione, giustificata dalle prospettive di calo della domanda globale, rischia di rendere più difficile il contrasto al caro di energia in Occidente.
La mossa dell’OPEC+ è stata incoraggiata specialmente dall’Arabia Saudita, leader dell’organizzazione, che spera in questo modo di poter spingere al rialzo le quotazioni dopo il calo accusato negli ultimi tre mesi.
Lo scontento da parte Washington in seguito alla decisione dell’OPEC+ non tarda ad arrivare. Biden, preoccupato che a qualche settimana di distanza dalle elezioni di metà mandato il prezzo del petrolio salga troppo, ha chiesto all’Arabia Saudita di rinviare a dopo le elezioni il taglio della produzione petrolifera.
Dopo il rifiuto della proposta degli Usa da parte di Riad, le tensioni tra i due paesi si sono inasprite e la scelta dell’Arabia Saudita ha probabilmente rotto l’equilibrio in maniera definitiva, portando Biden ad affermare che «ci saranno conseguenze per il Regno».
Il presidente Usa, inoltre, accusa il Medio Oriente di un allineamento con la Russia. Secondo il Wall Street Journal, la diminuzione dell’offerta di petrolio da parte dell’OPEC+ porterà ad un aumento delle quotazioni a livello globale, effetto che aiuterà la Russia in quanto grande esportatore di greggio.
Per gli Stati Uniti, inoltre, la decisione ha contribuito all’innesco di numerosi problemi e temono che la decisione di imporre un price cap al petrolio presa dal G7 diventi inefficace davanti ad un nuovo aumento dei prezzi.
Il ministero degli esteri dell’Arabia Saudita ha però espresso rigetto per le dichiarazioni americane, ricordando che le decisioni dell’OPEC+ non sono basate sulla volontà di un singolo Paese, bensì vengono adottate attraverso il consenso della maggioranza. Queste decisioni sono basate su «considerazioni economiche che tengono conto dell’equilibrio tra domanda e offerta sui mercati petroliferi».
Mentre a Riad si cerca di spiegare la decisione presa dall’Organizzazione, dunque, a Washington si lavora per rivalutare le relazioni tra i due paesi.
La Casa Bianca, infatti, minaccia un congelamento di ogni tipo di cooperazione con i sauditi, compresa quella militare, da sempre di importanza primaria.
Nei prossimi giorni il quadro della situazione diventerà più chiaro.
In merito alle ultime dichiarazioni dell’America, tuttavia, il ministro degli Esteri saudita non ha esitato a sottolineare l’importanza della vendita di armi per la sicurezza e la stabilità del Medio Oriente, oltre che per gli interessi dell’Arabia Saudita e degli stessi americani.