giovedì, 21 Novembre 2024
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Somalia: clima estremo e guerra non lasciano tregua al Paese

Il Corno d'Africa soffre una delle peggiori carestie degli ultimi 40 anni. A Dolow, migliaia di persone sono costrette a lasciare le proprie case

Almeno 3,8 milioni di somali sono fuggiti dalle loro case e molti di loro vivono in campi per sfollati, come i cinque che sono sorti intorno a Dolow. In Somalia ci sono due stagioni delle piogge all’anno e, in una società in cui l’agricoltura di sussistenza è la norma, migliaia di famiglie sono spinte al limite in mancanza di acqua. Le ultime cinque stagioni delle piogge non sono mai arrivate.

Seconda quanto riferisce El País, le Nazioni Unite hanno stimato che entro l’estate ci saranno 1,8 milioni di bambini sotto i cinque anni gravemente malnutriti.

Già nel 2011, la Somalia ha dovuto fronteggiare la peggiore carestia al mondo del XXI secolo: ha ucciso 260.000 persone. Per giunta, in quell’occasione furono solo tre le stagioni di pioggia che non si verificarono.

Gli esperti sono convinti che la situazione sia una conseguenza del cambiamento climatico. La scienza ha dimostrato che la siccità e altri eventi estremi, come le piogge torrenziali, sono diventati sempre più frequenti. Il fenomeno, che da tempo sta colpendo la Somalia, è in gran parte causato dalle emissioni dei Paesi sviluppati, difatti il Paese africano ha poche responsabilità al riguardo, in quanto genera una quantità di emissioni di CO₂ minima: circa settemila volte in meno rispetto, ad esempio, agli Stati Uniti.

La mancanza di precipitazioni sta colpendo duramente anche gli altri Paesi del Corno d’Africa. La fame si sta diffondendo a causa della siccità, combinata con altri fattori globali, tra cui i problemi di approvvigionamento derivanti dalla pandemia di Covid-19 e l’aumento dei prezzi di cibo e carburante dovuto alla guerra in Ucraina.

In Somalia, però, entra in gioco un ulteriore fattore che accresce il potenziale distruttivo della crisi: il conflitto armato che sta logorando il Paese.

Con le strade invase dai jihadisti, la logistica del trasporto degli aiuti umanitari via terra è complicata. «La situazione è complessa», spiega Elisha Kapalamula, responsabile di World Vision, una ONG che aiuta i campi per sfollati a Dolow e in altre regioni del Paese. «I militanti di Al Shabab fermano i camion e prendono gli aiuti. Se il governo o le organizzazioni spostano il cibo, Al Shabab lo confisca», aggiunge Kapalamula.

I 17 milioni di abitanti della Somalia soffrono da decenni di guerre civili e governi fragili, sostenuti dall’Unione Africana e dagli Stati Uniti, che cercano di evitare che il Paese cada totalmente in mano ai terroristi. I militanti di Al Shabab, uno dei rami più attivi e forti di Al Qaeda, continuano a diffondere il terrore nella capitale e controllano ancora vaste aree rurali, dove tassano i contadini impoveriti, reclutano i loro figli e avvelenano i loro pozzi d’acqua.

Le zone dominate dal gruppo Al Shabab sono ugualmente colpite dalla siccità, ma inaccessibili alle organizzazioni umanitarie. Questa difficoltà costituisce uno dei motivi per cui, sebbene la notizia sia largamente diffusa, le autorità non hanno ancora dichiarato ufficialmente la carestia.

Gianluigi Micelli
Studente della Facoltà di Interpretariato e Traduzione
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