Da quando ha avuto inizio il conflitto russo-ucraino, migliaia di civili sono alla ricerca di una via di fuga per mettersi in salvo. Ci sono donne, bambini, coppie e famiglie in difficoltà, alla ricerca di un luogo sicuro dove poter ricominciare la propria vita e fuggire dalla guerra, dove ritornare a vivere con serenità. In questa difficile situazione, numerosi sono i paesi che hanno aperto le proprie porte snellendo le procedure burocratiche relative alla regolarizzazione della permanenza all’interno del paese o che hanno programmato dei voli umanitari.
Proprio per questo lo scorso sabato, la direttrice generale dell’immigrazione boliviana Katherine Calderón Valle, ha annunciato in una conferenza stampa il licenziamento di coloro che hanno negato l’ingresso alla coppia in quanto avrebbero agito mal interpretando la legge e prendendo una decisione del tutto personale. Il direttore dell’immigrazione di Santa Cruz, Jorge Daga, ha affermato che i due rifugiati di guerra non erano in regola secondo le normative vigenti per l’ingresso nel paese sudamericano.
Inoltre, la direttrice Calderón Valle ha preso le distanze dal gesto ed ha annunciato che sono già in corso i procedimenti giuridici per sanzionare nel giusto modo quanto accaduto.
Per la coppia ucraina, che ha avuto paura di essere espulsa e rimpatriata, è stato tutto sistemato ed è stata la direttrice dell’immigrazione boliviana ad assicurare che i due sono potuti tornare all’aeroporto internazionale Viru Viru.
Anche la Defensoría del Pueblo de Bolivia (il difensore civico), ha condiviso attraverso i social un comunicato contro le azioni dei quattro funzionari ed ha voluto aggiungere il testo della legge numero 251 sulla protezione dei rifugiati, la quale dichiara che le autorità competenti hanno il dovere di assistere qualunque rifugiato in conformità alla Convenzione sullo status dei rifugiati del 1951 ed al regolamento della legge stessa.