Come molti altri in tutto il mondo, i canadesi sono preoccupati per il costo del cibo. Ma tra le accuse di “greedflation”, ossia sfruttare l’inflazione per aumentare i prezzi, le più grandi catene alimentari del Paese affermano di non avere alcuna colpa.
In Canada, dove la sfiducia nei confronti dei magnati delle catene alimentari è profonda a causa del recente scandalo della fissazione dei prezzi del pane, questa questione è diventata politica. I parlamentari hanno infatti accusato le catene alimentari di approfittare dell’inflazione per aumentare i prezzi più del dovuto.
Lo stesso giorno in cui è stata inviata la lettera di Weston, il parlamento canadese ha approvato all’unanimità una mozione che accusava gli amministratori delegati delle catene alimentari di “avidità aziendale”. Lunedì, l’autorità federale di vigilanza sulla concorrenza ha avviato un’indagine sul settore.
A settembre i prezzi dei prodotti alimentari in Canada sono aumentati dell’11,4% rispetto al 6,9% dell’inflazione complessiva.
I fattori che fanno lievitare il costo dei generi alimentari sono simili: l’aumento della domanda di generi alimentari dall’inizio della pandemia ha interrotto l’approvvigionamento. Inoltre, la guerra in Ucraina ha colpito le forniture di fertilizzanti, grano e altre colture, facendo impennare i prezzi globali. Infine, il maltempo di quest’anno ha interrotto la crescita di alcune colture e il carburante è diventato più costoso.
Mentre i consumatori sono sempre più frustrati, le aziende alimentari hanno deciso di congelare i prezzi in segno di solidarietà. Il gigante canadese dei supermercati Loblaw ha promesso che il costo dei prodotti del suo marchio interno a basso costo, No Name, rimarrà invariato per tre mesi.
L’offerta, annunciata il 17 ottobre da Galen Weston, amministratore delegato di Loblaw, non è stata accolta bene, sottolineando che che era troppo poco e troppo tardi: l’inflazione è rallentata negli ultimi mesi, ma il costo dei generi alimentari è ancora alle stelle.
Weston ha dichiarato che gli aumenti dei prezzi nei suoi supermercati sono “follemente” fuori dal controllo della sua azienda. Alcuni, come il deputato canadese Alistair MacGregor, non sono d’accordo: «l’annuncio dimostra il fatto che l’amministratore delegato di Loblaw ha sempre avuto il potere di congelare i prezzi», ha detto il neo-democratico di sinistra.
Ha inoltre criticato l’azienda per aver fatto l’annuncio lo stesso giorno in cui il parlamento avrebbe dovuto votare sull’esame dei profitti dei rivenditori di generi alimentari, definendolo un «tentativo di pubbliche relazioni per sviare l’attenzione negativa».
Ma dopo aver analizzato le recenti relazioni sugli utili dei giganti americani e canadesi del settore alimentare, Charlebois ha scoperto che, mentre i ricavi sono aumentati, i margini lordi delle aziende sono cresciuti in misura modesta.
Charlebois ha avvertito che ciò non esclude la presenza di illeciti in altre parti della catena di approvvigionamento, dalla lavorazione degli alimenti al trasporto.
Per questo motivo molti accolgono con favore la decisione della commissione parlamentare per l’agricoltura e dell’ufficio per la concorrenza di esaminare il mercato della vendita al dettaglio di generi alimentari – indagini che politici come MacGregor sperano possano aprire la strada a migliori pratiche industriali in futuro.