Il 6 novembre si è aperta a Sharm el Sheikh, località turistica sul Mar Rosso, la 27esima Conferenza delle Parti (COP27) sul clima. La conferenza vede protagonisti leader mondiali, politici, scienziati, esperti e attivisti di questioni climatiche, tutti uniti da un unico obiettivo: trovare delle soluzioni condivise per salvare il pianeta dai cambiamenti climatici.
La conferenza sul clima, a cadenza annuale, riunisce i rappresentanti di tutti gli Stati firmatari della Convenzione delle Nazioni Unite sul Cambiamento Climatico, entrata in vigore 30 anni fa. Data l’ampia adesione al trattato contro la crisi climatica, è prevista una grande partecipazione alla COP27 in Egitto.
Tra il 6 e il 7 novembre sono infatti giunti nel Paese africano i principali capi di Stato o di governo mondiali, tra cui anche la Presidente del Consiglio Giorgia Meloni. La conferenza si è aperta con l’invito del presidente della COP27, il ministro degli esteri egiziano Sameh Shoukry, a non mettere in secondo piano la crisi climatica, in quanto «riguarda il nostro presente e il nostro futuro».
La cerimonia di apertura è poi proseguita con un video-messaggio del Segretario Generale delle Nazioni Unite Antonio Guterres che, come riporta la BBC, si è mostrato preoccupato per gli scenari evidenziati dal report sullo stato globale del clima del 2022. Ha inoltre invitato i leader globali ad assumersi le loro responsabilità e a cooperare per trovare dei compromessi «efficaci» e «urgenti».
Il 7 novembre le parti convenute sono giunte ad una prima intesa per dare il via ai negoziati sui finanziamenti per coprire i danni causati da eventi metereologici straordinari, tematica discussa già durante la precedente COP26 di Glasgow.
La richiesta di finanziamenti per danni (e la rinegoziazione del loro ammontare) è sentita particolarmente dal continente africano che subisce gli impatti climatici più gravi rispetto al resto del mondo, nonostante produca meno del 4% delle emissioni globali di gas serra.
La COP27 vede in primo piano le necessità del continente, che, però potrebbero allontanare il raggiungimento degli obiettivi previsti dall’agenda climatica: l’abbassamento della temperatura terrestre, la riduzione delle emissioni di gas serra e l’impiego di energie rinnovabili.
La scelta dei rappresentanti africani verso la difesa dell’energia fossile – riaffermata durante la pre-COP presso la Repubblica Democratica del Congo – sarebbe infatti contestata sia dai leader dei paesi industrializzati che dagli attivisti. Tuttavia, come affermato da Amani Abou-Zeid, commissaria dell’Unione africana per le infrastrutture e l’energia, «l’Africa ha il diritto di realizzare sistemi produttivi competitivi e industrializzati».
La divergenza sull’impiego del fossile, ancora la risorsa energetica primaria soprattutto a seguito della guerra tra Russia e Ucraina, potrebbe essere dunque un fattore di frizione tra gli Stati partecipanti alla COP.
Inoltre, il mancato coinvolgimento e in molti casi la repressione – come riportato da Human Rights Watch – degli ambientalisti egiziani minerebbe il fondamentale legame che dovrebbe esistere tra ambiente e giustizia sociale.