La Turchia ha lanciato un’ondata di raid aerei sulla porzione settentrionale dei territori della Siria e dell’Iraq.
L’operazione è stata definita dagli ufficiali turchi come una campagna antiterrorismo per sradicare i militanti accusati di aver organizzato l’esplosione di una settimana fa ad Istanbul.
Ad essere colpite sono state le province di Raqqa, Aleppo e Al-Hasaka, ovvero i territori presidiati dalle milizie curde del PKK, Partito dei Lavoratori del Kurdistan, ritenuto dal governo turco il colpevole principale dell’attentato dello scorso 13 novembre.
L’attacco da parte della Turchia mirava a «respingere gli attacchi terroristici dal nord dell’Iraq e dal nord della Siria, fornire sicurezza ai confini e distruggere il terrore dalla sua fonte», ha affermato il ministero della Difesa turco.
Hulusi Akar, ministro della Difesa turco, ha supervisionato gli attacchi aerei e si è congratulato pubblicamente con i piloti e il personale di terra in seguito alla riuscita dell’operazione.
«Il nostro obiettivo è quello di garantire la sicurezza dei nostri 85 milioni di cittadini e dei nostri confini e reagire a qualsiasi attacco infido al nostro paese» ha affermato, aggiungendo che un’ampia gamma di obiettivi è stata distrutta con grande successo, compreso quello che ha descritto come il «quartier generale dell’organizzazione terroristica».
Inoltre, il governo turco ha giustificato il lancio dell’operazione militare chiamata “Claw-Sword” citando il diritto del paese all’autodifesa ai sensi dell’articolo 51 della Carta delle Nazioni Unite.
Tuttavia, la Turchia non ha ancora prove certe riguardo gli autori dell’attacco in via Istiklal e le due organizzazioni accusate, il gruppo militante curdo del PKK e la sua affiliata siriana YPG, continuano a negare il coinvolgimento nell’esplosione della bomba.
Frattanto, il ministero della Difesa siriano ha dichiarato che 15 militari governativi sono stati uccisi nella campagna settentrionale di Aleppo e nella provinicia di Hasakah, mentre in Iraq sono morti 32 militanti del PKK.
Complessivamente, la Turchia ha compiuto oltre 25 attacchi aerei tra il 19 e il 20 novembre. A tal proposito, le Unità di protezione delle donne, affiliate alle YPG, hanno dichiarato che gli attacchi aerei sono stati casuali e hanno causato la morte anche di alcuni civili.
Per di più, il comandante delle forze democratiche siriane (SDF) Mazloum Abdi ha dichiarato che gli attacchi non rimarranno senza risposta: «Al momento e nel luogo appropriati, risponderemo in modo forte ed efficace».