Il reportage è stato realizzato dal programma televisivo statunitense 60 Minutes, dal settimanale tedesco Der Spiegel e dal notiziario di stampo investigativo, con focus sulla Russia, The Insider.
Secondo quanto riportato dalla BBC, l’inchiesta proverebbe il coinvolgimento dell’unità di intelligence russa 29155 nella cosiddetta “sindrome dell’Avana”, un disturbo che prende il nome dal luogo in cui è stato registrato il primo caso e i cui sintomi equivalgono a vertigini, capogiro, mal di testa, difficoltà di concentrazione e un intenso e doloroso acufene.
L’unità di intelligence russa è accusata di aver bersagliato il cervello di diversi diplomatici statunitensi con armi a energia diretta. Inoltre, il reportage proverebbe che alcuni membri dell’unità in questione erano sparsi in diverse città del mondo quando i diplomatici statunitensi hanno accusato i sintomi. Si parla addirittura di un possibile collegamento con il tentato avvelenamento, nel 2018, di Sergei Skripal, un’ex ufficiale dei servizi segreti russi che ha lavorato come agente doppiogiochista in favore dei servizi segreti della Corona britannica.
A supporto della tesi dell’inchiesta, The Insider afferma inoltre che un ufficiale dell’unità 29155 era stato premiato per aver sviluppato delle armi acustiche non letali.
Tuttavia, secondo quanto riporta Al Jazeera, il National Institutes of Health (NIH) non ha trovato alcuna anomalia nel cervello dei diplomatici statunitensi che hanno accusato tali sintomi. Allo stesso tempo riconosce la presenza di questi ultimi, definendoli «debilitanti e difficoltosi da trattare».
Dal canto suo, il Cremlino nega fermamente le accuse, parlando di una stampa che «ingrandisce» ed «esagera» un’inchiesta «campata per aria» e «infondata».
La sindrome non è sicuramente una novità: se ne parla ormai dal 2016, quando venne registrato il primo caso ufficiale. Tuttavia, i sintomi sembrerebbero essere comparsi ancora prima. Secondo le affermazioni di The Insider, riportate da Al Jazeera, i presunti attacchi della Russia potrebbero essere iniziati già nel 2014, a Francoforte, quando alcuni funzionari del Consolato statunitense accusarono i sintomi tipici di quella che poi sarebbe stata conosciuta come sindrome dell’Avana.
Karine Jean-Pierre, portavoce della Casa Bianca nell’amministrazione di Joe Biden, ha dichiarato che il Governo ha preso la questione «molto sul serio» e che «continuerà a dare la priorità al personale, assicurandogli protezione», in quanto «si tratta di una questione che il nostro Presidente ritiene importante».
D’altra parte, John Balton, ex Consigliere per la Sicurezza Nazionale nel Governo di Trump, afferma alla BBC che le nuove testimonianze sono molto preoccupanti», ma che il Governo con il quale ha collaborato «non le ha mai prese abbastanza sul serio». Ciononostante, uno dei maggiori alleati di Trump, JD Vance, ha sminuito l’inchiesta statunitense affermando: «Sembra che molti giornalisti abbiano perso la testa».