È salito a 13 il conteggio dei morti tra i manifestanti a Nairobi, in Kenya. Nonostante l’intervento in forze della polizia, le tensioni non accennano a diminuire. Le proteste sono iniziate quando il governo ha proposto un aumento delle tasse, tra cui quello dell’imposta sul valore aggiunto sul pane, sui veicoli a motore e sui trasferimenti di danaro.
La reazione della popolazione è stata violenta e in brevissimo tempo si sono formate diverse folle di manifestanti sia nella capitale, sia nelle regioni periferiche del paese. I contestatori si sono riuniti sotto lo slogan “sette giorni di rabbia” ad evidenziare il forte dissenso.
Nella capitale, i manifestanti sono riusciti a forzare i blocchi della polizia ed entrare nel parlamento per appiccarvi un incendio e fare lo stesso nell’ufficio del governatore di Nairobi. Il presidente William Ruto ha dunque dichiarato che verrà impiegato qualsiasi mezzo per contrastare le minacce alla sicurezza e stabilità del paese, definendo i manifestanti come “pericolosi criminali”: poco dopo è stato dispiegato l’esercito nella capitale.
Secondo quanto riporta la BBC, sono diversi i gruppi politici e le associazioni che sostengono che l’esercito abbia avuto una reazione sproporzionata: in alcuni casi avrebbe anche usato munizioni vere contro i manifestanti. Questi episodi, sebbene non ancora accertati, sarebbero stati documentati sui social media, prima che la connessione ad internet venisse interrotta in tutto il paese.
Il presidente Ruto ha promesso una dura risposta ai disordini della capitale: «Non è opportuno né concepibile che criminali che fingono di essere manifestanti pacifici possano imporre il terrore, contro il popolo, i suoi rappresentanti eletti e le istituzioni stabilite dalla nostra costituzione e per di più aspettarsi di rimanere impuniti».
In linea con Ruta, il presidente dell’Assemblea nazionale Moses Wetang’ula, ha affermato: «La violenza, la mancanza di rispetto, la distruzione sfrenata delle proprietà e gli attacchi palesi alle istituzioni pubbliche non devono essere perdonati».
Frattanto, riporta CNN, il leader dell’opposizione Raila Odinga chiede uno stop alle violenze che il governo sta perpetrando sulla popolazione. Insieme a lui, diversi ambasciatori in Kenya si sono dichiarati preoccupati per l’evolversi della situazione. Il Dipartimento di Stato americano ha condannato la violenza, mentre il Segretario generale alle Nazioni Unite, Antonio Guterres, ha invitato la polizia del Kenya a dare “prova di moderazione”.