Nel nord-ovest del Pakistan, in Kurram, giovedì 21 novembre, alcuni uomini armati hanno sparato contro dei musulmani sciiti: il bilancio è di 42 morti, tra cui sei donne, e 20 feriti, secondo quanto riportato dalla CNN. La polizia ha dichiarato che almeno dieci delle persone coinvolte nella sparatoria sono ora in condizioni di salute critiche, e che le indagini per capire chi siano i colpevoli sono in corso.
Il Ministro dell’Interno Mohsin Naqvi ha definito la sparatoria come un «attacco terroristico», e il Primo Ministro Shehbaz Sharif ha dichiarato che i responsabili dell’uccisione di civili innocenti non resteranno impuniti.
Tra le testimonianze raccolte sull’accaduto, la CNN riporta le parole di Mir Hussain, un residente di Kurram, il quale ha raccontato di aver visto quattro uomini armati scendere da un’auto e aprire il fuoco contro veicoli e autobus: «Credo che ci fossero anche altre persone che sparavano dalle campagne circostanti. La sparatoria è durata circa 40 minuti, durante i quali ho sentito le urla strazianti di donne e persone che imploravano aiuto». «Più di 40 persone appartenenti alla nostra comunità sono state martirizzate. È una questione vergognosa per il governo», ha dichiarato Ibne Ali Bangash, parente di una delle vittime.
Uno dei leader sciiti della comunità, Baqir Haideri, ha denunciato l’attacco, sottolineando anche la responsabilità delle autorità locali che non hanno assicurato la sicurezza dei veicoli, nonostante il crescente pericolo riguardo a possibili attacchi contro gli sciiti.
In un Paese di 240 milioni di abitanti, a maggioranza sunnita, i musulmani sciiti costituiscono circa il 15% della popolazione. I due gruppi sembrano convivere pacificamente, ma le tensioni sono sempre esistite, soprattutto in Kurram, dove gli sciiti rappresentano la maggioranza. Nel distretto di Kurram, da luglio a ottobre, sono morte 79 persone negli scontri tra sciiti e sunniti; scontri che, secondo la Commissione pakistana dei diritti dell’uomo (HRCP), hanno come obiettivo la difesa dei territori.
Nei giorni successivi, hanno avuto luogo altri scontri tra sciiti e sunniti: secondo quanto dichiarato venerdì 23 novembre da un membro dell’amministrazione locale, nel nord-ovest del Paese, sono morti durante degli scontri 14 sunniti e 18 sciiti, come riportato da Le Monde. Javed Ullah Mehsud, membro dell’amministrazione locale, ha dichiarato venerdì all’Agence France Presse che «centinaia di negozi e case sono stati incendiati» nel distretto di Kurram, e in particolare, un mercato «gestito da sunniti», come dichiarato da un poliziotto. Ullah Mehsud ha poi aggiunto che «si stanno facendo diversi sforzi per riportare la pace. Delle forze di sicurezza sono state schierate e delle “jirga” (assemblee politiche) sono state riunite». Gli ultimi attacchi hanno avuto luogo dopo una giornata di cortei funebri in Kurram, e dopo che gli sciiti sono scesi nelle strade per denunciare un «bagno di sangue» accaduto proprio il giorno prima.