L’8 dicembre 2024, il regime di Bashar al-Assad è crollato, ponendo fine a 14 anni di guerra civile in Siria.
Hindustan Times riporta che l’offensiva decisiva è stata guidata da Hayat Tahrir al-Sham (HTS), che, dopo la presa di Aleppo, ha rapidamente conquistato Damasco e altre città strategiche grazie alla diserzione di unità militari chiave e alla diminuzione del supporto russo. Mosca, alleata storica del regime, si è trovata sempre più concentrata sulle proprie difficoltà interne, tra cui la crisi economica e l’instabilità politica, lasciando Assad in una posizione vulnerabile. I ribelli (HTS) hanno dichiarato che la loro avanzata mira a “liberare la Siria dal totalitarismo,” ma i dubbi sulla loro capacità di governare rimangono significativi.
The New Yorker confronta i vari punti di vista della comunità internazionale riguardo la caduta di Assad, trovando reazioni contrastanti. I leader occidentali, come il presidente francese Emmanuel Macron, hanno definito l’evento “un’opportunità per la stabilizzazione” mentre gli analisti temono che il vuoto di potere possa portare a un’ulteriore frammentazione del paese. La complessità etnica, politica e religiosa della Siria rende incerta la formazione di un governo inclusivo. HTS ha annunciato l’intenzione di costituire un governo di unità nazionale, ma le tensioni tra i diversi gruppi etnici e fazioni ribelli potrebbero complicare la transizione.
La CNN analizza come il crollo del regime rappresenta una grave sconfitta per la Russia e l’Iran, che hanno investito risorse ingenti nel sostegno al governo siriano. Per Mosca, che aveva consolidato la sua presenza militare nel paese arabo dal 2015, la perdita del regime di Assad mette in discussione la propria strategia di influenza nella regione e solleva dubbi sulla capacità di mantenere i suoi interessi geopolitici. Anche Teheran, che ha fornito supporto finanziario e militare al regime, rischia di vedere diminuita la sua influenza, dato che i ribelli si oppongono apertamente alla sua ingerenza. Tuttavia, l’assenza di un chiaro piano di ricostruzione lascia il futuro di Damasco incerto, con milioni di rifugiati che non vedono prospettive di ritorno e una popolazione devastata dalla guerra che affronta una crisi umanitaria senza precedenti .