L’8 dicembre 2024, la caduta del regime di Bashar al-Assad ha scatenato festeggiamenti in tutto il paese e tra le comunità siriane all’estero.
Al Jazeera racconta e mostra immagini di migliaia di persone scese nelle strade di Damasco, Homs e Aleppo sventolando la bandiera dell’opposizione e intonando canti di libertà. La scena più simbolica si è svolta a Piazza degli Omayyadi, dove per la prima volta dopo anni si sono visti i colori della rivoluzione siriana, un’immagine che ha riacceso la speranza tra la popolazione che ha vissuto sotto una repressione brutale per oltre un decennio.
Truthout scrive di come i festeggiamenti non si siano limitati alla Siria. Anche a Istanbul, Beirut e Berlino, le comunità siriane della diaspora hanno organizzato cortei e manifestazioni, celebrando la fine di un regime che per oltre 50 anni ha governato con il pugno di ferro. Tuttavia, accanto alla gioia, è emersa anche una certa preoccupazione per il futuro del paese. Molti temono che il vuoto di potere possa portare a una nuova fase di instabilità, con fazioni rivali che potrebbero cercare di riempire lo spazio lasciato da Assad.
Il Council on Foreign Relations sottolinea i molti interrogativi su come sarà il nuovo ordine politico, vista la rapidità con cui il regime è collassato, favorita da una combinazione di avanzate militari ribelli e defezioni tra i ranghi dell’esercito governativo. Hayat Tahrir al-Sham (HTS), il gruppo ribelle principale, ha cercato di proiettare un’immagine di inclusività, dichiarando che la nuova Siria sarà un Paese per tutte le religioni ed etnie. Tuttavia, molti rimangono scettici sulla capacità di HTS di mantenere la pace e garantire i diritti civili, dato il suo passato controverso e il controllo rigido esercitato in alcune zone.