La valuta brasiliana ha raggiunto mercoledì 18 dicembre il livello più basso mai registrato rispetto al dollaro, segnando un calo del 2,8% e toccando quota 6,26 per dollaro. Il deprezzamento è attribuito alla crescente sfiducia degli investitori verso le misure fiscali del governo del presidente Lula, finalizzate a contenere la spesa pubblica.
In discussione al Congresso brasiliano c’è un disegno di legge sostenuto da Lula che punta a ridurre di 70 miliardi di real (circa 11 miliardi di dollari) la spesa pubblica. Tuttavia, gli analisti considerano le misure insufficienti per stabilizzare le finanze del Paese, già sotto pressione a causa dell’aumento del deficit pubblico. La Camera dei deputati ha approvato alcune parti del provvedimento, ma elementi chiave, come le restrizioni sugli aumenti del salario minimo, devono ancora essere votati.
La situazione economica del Brasile è ulteriormente aggravata da un’inflazione incombente, alimentata dalla debolezza del real, che rende le importazioni più costose. Gli economisti avvertono che l’inflazione potrebbe iniziare a salire già da gennaio.
Il ministro dell’Economia Fernando Haddad ha cercato di rassicurare i mercati, sostenendo che il recente calo della valuta non riflette la realtà economica del Paese e che inflazione e disoccupazione sono in miglioramento. «Stiamo facendo la nostra parte: inviare al Congresso le misure, lavorare affinché non vengano annacquate e convincere le persone che queste misure sono necessarie per rafforzare il quadro fiscale», ha dichiarato il ministro in un comunicato riportato da Reuters.
Lula, attualmente in convalescenza dopo un intervento chirurgico, ha ribadito l’impegno del suo governo per una gestione fiscale responsabile. In un’intervista a TV Globo, come riportato da AP News, ha dichiarato: «Se non controllo la spesa, saranno i poveri a pagarne il prezzo».
Nonostante gli interventi ripetuti della Banca centrale brasiliana per frenare il deprezzamento del real, la valuta ha perso quasi il 23% del suo valore rispetto al dollaro dall’inizio dell’anno. Il calo della fiducia nei mercati ha portato anche a un aumento dei costi di finanziamento del debito pubblico, con i rendimenti obbligazionari che hanno raggiunto i livelli più alti dal 2016.
La crisi del real evidenzia le difficoltà del governo nel bilanciare la necessità di misure fiscali rigorose con le pressioni sociali ed economiche, in un contesto di crescente sfiducia verso le capacità del governo di risanare le finanze pubbliche e stabilizzare l’economia.