giovedì, 9 Gennaio 2025
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Gli Stati Uniti di Trump: deportazioni di massa per combattere l’immigrazione

L'amministrazione repubblicana torna alla presidenza con idee chiare in materia di immigrazione, prevedendo misure più severe, fino all'espulsione forzata di tutti coloro che risiedono nel Paese senza documenti.

Tra poche settimane Donald Trump si insedierà alla Casa Bianca, dando il via all’attuazione delle sue politiche contro l’immigrazione. Tra le promesse più significative della campagna elettorale spicca l’impegno ad attuare deportazioni di massa per tutti coloro che risiedono negli Stati Uniti senza documenti. Secondo le stime ufficiali, si tratterebbe di circa 11 milioni di persone, ma il presidente ha dichiarato una cifra significativamente più alta, arrivando a parlare di 25 milioni. Nel corso del suo precedente mandato, nel 2017, Trump aveva già effettuato deportazioni in modo indiscriminato, anche attraverso pratiche abbastanza impietose, come la separazione di bambini e genitori alla frontiera. Nonostante alcuni Stati a guida democratica, come la California, l’Illinois e il Colorado abbiano dichiarato apertamente l’intenzione di opporsi alle iniziative dei repubblicani, nei fatti Trump può contare sulla maggioranza delle due Camere del Congresso e sulla Corte Suprema, formata al momento da giudici con posizioni fortemente conservatrici, come riporta El País.

Un ulteriore problema che il governo di Trump dovrà affrontare è la questione dei visti umanitari, evidenzia ancora El País. Erogati durante il governo Biden per cubani, haitiani e nicaraguensi; per tutti coloro che non hanno regolarizzato la propria presenza negli Stati Uniti la deportazione è imminente. Nell’ottobre del 2022, durante la sua amministrazione, il presidente uscente ha ampliato gli aiuti umanitari destinati ai rifugiati, inizialmente rivolti esclusivamente agli ucraini in fuga dalla guerra, estendendoli anche ad altre categorie di richiedenti asilo. Secondo i dati raccolti dall’ufficio delle Dogane e di Polizia degli Stati Uniti sono 531.670 i rifugiati (tra cubani, haitiani, nicaraguensi e venezuelani) arrivati nel Paese fino allo scorso novembre per sfuggire a gravi situazioni politiche, economiche e sociali. Secondo gli esperti della Brookings, Tara Watson e Jonathan Zars, le dinamiche migratorie potrebbero avere ripercussioni anche sui permessi umanitari. Di conseguenza, Trump potrebbe bloccare l’erogazione di visti di residenza temporanei per migliaia di persone.

Le dichiarazioni dei leader dei Paesi latinoamericani non sono tardate ad arrivare, come riportato dal New York Times, la presidente dell’Honduras Xiomara Castro ha dichiarato: «Di fronte ad un atteggiamento ostile di espulsione di massa dei nostri fratelli, dovremmo considerare un cambiamento nelle nostre politiche di cooperazione con gli Stati Uniti, soprattutto in ambito militare», minacciando quindi di cacciare l’esercito statunitense nel caso in cui Trump metta in atto il programma di deportazione di massa.

Anche la presidente del Messico, Claudia Sheinbaum, è intervenuta per sottolineare l’importanza dei cittadini messicani negli Stati Uniti e il loro significativo contributo all’economia.

La situazione appare delicata, per questo molti governi latinoamericani, compresi quelli di Messico e Honduras, hanno cercato di rassicurare i loro cittadini negli Stati Uniti, promettendo azioni concrete come la creazione di consolati mobili per fronteggiare la possibilità di espulsioni su larga scala.

Federica Pisani
Studentessa del Corso di Laurea in Interpretariato e Traduzione
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