martedì, 10 Giugno 2025
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Nuova offensiva israeliana a Gaza: oltre 100 morti, si intensifica la crisi umanitaria

Israele lancia una nuova offensiva a Gaza per liberare gli ostaggi, mentre cresce il bilancio delle vittime civili e si aggrava la crisi umanitaria

Israele ha annunciato una nuova grande offensiva militare nella Striscia di Gaza, denominata Operazione Carri di Gedeone, in risposta alla persistente detenzione di ostaggi da parte di Hamas, a riportare la notizia è il The Guardian. L’offensiva è stata preceduta da una ondata di raid aerei che, secondo fonti locali, ha causato la morte di oltre 100 persone. Secondo il ministero della sanità di Gaza, il numero totale delle vittime degli ultimi giorni potrebbe aver raggiunto le 250-300 unità.

L’annuncio dell’escalation è arrivato subito dopo la visita del presidente degli Stati Uniti Donald Trump nella regione, che ha incluso tappe in Arabia Saudita, Qatar ed Emirati Arabi Uniti, ma non in Israele. Trump ha dichiarato che “molti stanno morendo di fame” a Gaza e ha promesso che gli Stati Uniti “se ne occuperanno”. Tuttavia, la situazione sul campo racconta una realtà ben più complessa: la ripresa dei bombardamenti ha fatto precipitare nuovamente la Striscia in una spirale di violenza e disperazione.

L’obiettivo dichiarato da Israele è quello di aumentare la pressione su Hamas per ottenere la liberazione dei circa 57 ostaggi ancora detenuti, molti dei quali si teme siano già deceduti. Ma il prezzo umano della strategia militare è altissimo: secondo le autorità di Gaza, dall’inizio del conflitto nel 2023, le vittime palestinesi sono salite a circa 53.000, in maggioranza civili.

Il governo israeliano, guidato da Benjamin Netanyahu, ha richiamato decine di migliaia di riservisti e ha annunciato l’occupazione permanente di alcune aree di Gaza. I ministri parlano apertamente di “conquista” della Striscia, sollevando forti preoccupazioni sul possibile trasferimento forzato della popolazione civile.

Nel frattempo, crescono le tensioni tra Israele e il suo principale alleato, gli Stati Uniti. Le dichiarazioni di Trump e la gestione della crisi umanitaria, con il progetto statunitense di creare hub per la distribuzione degli aiuti gestiti da privati e protetti dall’esercito israeliano, sono state duramente criticate dalle agenzie umanitarie e dalle Nazioni Unite. Queste ultime insistono affinché si utilizzi la rete di distribuzione già esistente, pronta a far entrare immediatamente gli aiuti.

Infine, mentre nella Cisgiordania occupata si registra un’escalation parallela e i ribelli Houthi continuano a lanciare missili verso Israele dallo Yemen, la possibilità di un nuovo cessate il fuoco appare remota. La principale associazione israeliana dei familiari degli ostaggi ha accusato Netanyahu di sprecare un’opportunità storica per riportare a casa i loro cari.

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