Ha fatto molto discutere negli ultimi giorni il documento firmato congiuntamente dai leader del G7 in Canada, nel quale si afferma il diritto all’autodifesa di Israele e il sostegno alla sicurezza di quest’ultimo, indicando l’Iran quale principale fonte di instabilità e di terrore nella regione. A esacerbare le discussioni, un post di Ursula Von der Leyen, che ha ribadito il diritto di Israele a difendersi e a proteggere il suo popolo.
Tuttavia, riporta Euronews, non c’è un consenso condiviso su quanto affermato dalla Presidente e dallo stesso Gruppo dei 7. Secondo fonti diplomatiche, sono in atto diverse discussioni sulla misura in cui è accettabile parlare di “diritto all’autodifesa”.
«Sostenere infatti tale diritto è un conto, ma legittimare gli attacchi preventivi è un’altra cosa». Esordisce così il Guardian, in un’analisi sulle difficili acque in cui si ritrova a navigare l’Unione Europea in questo momento storico. Il quotidiano britannico parla di una vera e propria inversione di rotta dell’UE, giusto quando stava iniziando a muoversi con maggiore autonomia, prendendo le distanze dall’iniziativa di Trump sul trasformare Gaza in una riviera mediorientale, o accettando una riesaminazione dell’Accordo di Associazione con Israele, che avrebbe portato alla sospensione della corsia commerciale preferenziale con il paese, alla luce dei crimini di guerra commessi.
Ciononostante, l’attacco israeliano all’Iran e il mal mascherato sostegno di Trump a Netanyahu hanno «sovvertito la rotta europea verso una maggiore autonomia e chiarezza morale».
Come sottolinea il quotidiano, il Vecchio Continente non sostiene un governo come quello iraniano, che «porta avanti violazioni dei diritti umani e coopera militarmente con la Russia», specie dopo le ultime affermazioni dell’IAEA (Agenzia Internazionale per l’Energia Atomica), secondo cui l’Iran avrebbe arricchito l’uranio al 60%. Tuttavia, «l’UE ha sempre sostenuto la necessità di risolvere la questione del nucleare in Iran con la diplomazia. Oggi non è più così. Perché non ha denunciato i bombardamenti lanciati da Israele come una violazione della Carta delle Nazioni Unite? Per quale motivo non si è fatto appello alla Convenzione di Ginevra, che proibisce qualsiasi attacco contro le centrali nucleari di uno stato?».
Per il Guardian, la colpa risiede nelle «lenti transatlantiche» con cui l’Europa guarda da sempre il mondo, e che oggi la mantengono in uno stato di «impotenza cronica», incapace di navigare senza la rotta tracciata da oltreoceano. A parte il suo instancabile sostegno economico a Kyiv, che l’ha anche portata alla ricerca di nuovi modi di aggiustare il tiro in caso di un eventuale disimpegno degli Stai Uniti, l’UE non naviga in autonomia, e si teme non vada in porto neanche la sospensione dell’accordo commerciale con Israele, visti i rischi della guerra mediorientale, che porterebbero a conseguenze più pesanti per l’Europa che per gli USA. Oltre al danno la beffa se, come riporta Politico, Putin decidesse davvero di porsi come mediatore tra Israele e Iran, specie dopo il mancato incontro tra Trump e Zelensky per la “fuga” del tycoon dal G7 di martedì.
Si teme che questo sia solo un nuovo, tragico inizio.