Nei giorni scorsi, la città spagnola di Valencia è stata devastata da un’alluvione di proporzioni eccezionali, scatenata dalle intense piogge iniziate lunedì 28 novembre. Il nubifragio ha causato un’inondazione senza precedenti, che ha distrutto infrastrutture vitali come ponti e ha isolato intere comunità, lasciandole prive di acqua, cibo ed elettricità.
A pochi giorni dall’alluvione, numerosi volontari sono giunti in città per offrire il loro supporto: i volontari si sono radunati presso un museo nel centro di Valencia, dove hanno fatto la fila per ricevere provviste – secchi, stracci, cibo e acqua – da portare nelle aree più colpite e distribuirle alla popolazione in difficoltà. Sono ben 15.000 i volontari secondo gli organizzatori che si sono presentati domenica 3 novembre per liberare le strade e rimediare a ciò che le autorità non hanno ancora fatto.
Tra i tanti volontari, la BBC ha intervistato Pedro Francisco, un ragazzo di 16 anni venuto con i suoi genitori e in attesa da quattro ore per poter rendersi utile; il ragazzo ha affermato che il nonno di una sua amica è morto nell’alluvione, ma che il suo corpo non è ancora stato trovato: «dobbiamo fare tutto quello che possiamo. È terribile vedere quello che è successo».
«Sono arrabbiato. Questa era una tragedia evitabile. Bastava che l’amministrazione regionale desse un’allerta inondazione per tempo» dichiara un padre di famiglia, Oscar Martinez, alla BBC. La rabbia è diffusa tra i cittadini di Valencia e dei dintorni, dopo che l’alluvione ha provocato tantissimi morti e dispersi.
Il governo spagnolo ha classificato l’alluvione come la seconda più mortale in Europa, mobilitando centinaia di soccorritori che stanno lavorando senza sosta per rimuovere detriti e fango alla ricerca dei dispersi. L’agenzia metereologica spagnola (Aemet), come riportato da Le Monde, ha abbassato l’allerta domenica 3 novembre ad arancione, ma il comune di Valencia ha comunque deciso di chiudere le scuole lunedì 4 novembre.
Nella giornata di domenica 3 novembre il re Felipe VI e la regina Letizia si sono recati a Paiporta, prima tappa della loro visita ai luoghi colpiti dalle inondazioni, ma non sono stati ben accolti dai cittadini, che li hanno definiti «assassini» e li hanno colpiti con del fango; una reazione che li ha costretti ad annullare le successive tappe della visita.
Pedro Sanchez, Primo Ministro spagnolo, ha dichiarato di comprendere «l’angoscia e la sofferenza» delle vittime delle inondazioni, ma ha condannato «qualsiasi tipo di violenza», dopo che, secondo quanto riportato dalla televisione pubblica (TVE), il vetro posteriore della sua macchina è stato rotto.
Secondo quanto riportato da The Guardian, Sanchez ha dichiarato che ci sarà tempo per vedere cosa non ha funzionato e comprendere «l’importanza dei servizi pubblici e come potenziarli nelle situazioni che stiamo vivendo come conseguenza del cambiamento climatico… ma ora dobbiamo concentrare i nostri sforzi nell’imponente compito che abbiamo davanti e dobbiamo dimenticare le differenze e mettere da parte le ideologie e le discussioni e agire insieme».