Il Primo Ministro israeliano Benjamin Netanyahu ha recentemente destituito il Ministro della Difesa Yoav Gallant, innescando proteste su larga scala. The Times of Israel riporta che Gallant aveva pubblicamente chiesto di sospendere il piano di riforma giudiziaria, esprimendo preoccupazione per la sicurezza nazionale. La destituzione è stata vista da molti come un atto autoritario, spingendo migliaia di manifestanti nelle strade per difendere quella che ritengono una minaccia ai principi democratici di Israele. Questi hanno bloccato autostrade e acceso falò, denunciando le riforme come una limitazione del potere giudiziario.
Le proteste, come riportato dalla BBC, hanno coinvolto diverse città con polizia e manifestanti in scontri continui. A Tel Aviv, il blocco delle strade ha visto l’impiego di cannoni ad acqua per disperdere le folle, senza riuscire a contenere il dissenso. Il pubblico teme che le modifiche ridurranno l’autonomia della magistratura, dando all’esecutivo il controllo nella scelta dei giudici. Gallant è stato il primo membro del governo a criticare apertamente le riforme, suggerendo che queste minacciano la coesione e la sicurezza nazionale del paese.
Anche gli Stati Uniti hanno espresso “profonda preoccupazione” per la situazione in Israele. «I valori democratici sono sempre stati, e devono rimanere, un segno distintivo delle relazioni USA-Israele», questa è la dichiarazione, riferita da DW, di Adrienne Watson, portavoce del Consiglio di Sicurezza Nazionale. Ella esorta infine i leader israeliani a trovare un compromesso il prima possibile per evitare ulteriori divisioni. Nel frattempo, Asaf Zamir, il console generale di Israele a New York, si è dimesso, dichiarando di non poter rappresentare un governo che a suo avviso compromette la sicurezza nazionale.
Il gesto del primo ministro israeliano ha esacerbato le tensioni in Israele, innescando un’ondata di proteste contro le riforme giudiziarie volute proprio da Netanyahu. Mentre il governo difende la necessità di queste modifiche, i cittadini temono che esse possano compromettere la democrazia. La crisi solleva interrogativi non solo sulla leadership di Netanyahu, ma anche sulla direzione che Israele prenderà rispetto ai principi democratici e alla stabilità interna.