Marine Khachatryan e suo marito si sono trasferiti in Russia dopo la guerra con l’Azerbaijan nel 2020. La donna era riuscita a trovare lavoro presso un negozio di fiori, mentre suo marito aveva cominciato a lavorare nel settore delle costruzioni.
La coppia ha dichiarato ai microfoni di Eurasianet di aver scelto di vivere in Russia per poter guadagnare di più, ma, a seguito dell’impatto delle sanzioni sull’economia e dell’aumento dell’inflazione, i prezzi sono saliti, al punto che loro, come altri, hanno scelto di tornare in Armenia.
Ogni anno, migliaia di armeni scelgono di lavorare stagionalmente in Russia. Le stime riportano che si tratterebbe di circa il 10% della popolazione. Altri invece vivono in modo permanente nella Federazione, possiedono la cittadinanza russa e aiutano economicamente la famiglia rimasta in Armenia. Molti dei lavoratori stagionali scelgono di trasferirsi in Russia con l’arrivo della primavera, quando il tempo permette l’inizio dei lavori di costruzione, settore in cui molti di loro sono impiegati.
Nel 2021, le rimesse, ovvero i trasferimenti di denaro, provenienti dalla Russia ammontavano a circa 865 milioni di dollari, pari al 4% del PIL della nazione, dichiara la Banca Centrale armena. L’unica possibilità di trasferire il denaro sarebbe attraverso un servizio russo chiamato “Zolotaya Korona”.
La Banca Mondiale, in un rapporto risalente al mese di marzo, ha dichiarato che «le rimesse dalla Russia saranno notevolmente ridotte a causa del calo delle attività economiche, il deprezzamento del rublo, e le restrizioni sui flussi finanziari dalla Russia». Pertanto, molti migranti armeni potrebbero essere costretti a fare ritorno in patria.
Quest’anno, molti migranti potrebbero scegliere di restare in Armenia.
«Alcuni hanno trovato lavoro qui e non si lamentano della paga, visti i costi in Russia. Possono vivere nelle loro case in Armenia e non vedono alcun motivo per andare in Russia ora», dichiara Tatevik Bezhanyan, esperto delle dinamiche di migrazione presso il gruppo Caritas Armenia.