giovedì, 21 Novembre 2024
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L’Iran e l’abolizione della polizia morale: è tutto vero?

A seguito delle dichiarazioni sull’abolizione della polizia morale di Mohammad Jafar Montazeri, nel paese si è acceso un dibattito sulla veridicità dell’annuncio

Secondo quanto riportato dall’agenzia di stampa governativa iraniana Isna, domenica 4 dicembre, il procuratore generale della repubblica islamica Mohammad Jafar Montazeri, ha annunciato: «La polizia morale non ha nulla a che fare con la magistratura ed è stata abolita».

Se la notizia fosse confermata, si tratterebbe della prima vera grande vittoria del movimento di protesta popolare nominato “Donna, Vita, Libertà”, nato dall’uccisione della giovane Masha Amini, ormai tre mesi fa.

La BBC riporta, inoltre, che Montazeri avrebbe continuato la sua dichiarazione aggiungendo che il governo, oltre a smantellare la polizia religiosa, si sarebbe messo al lavoro per modificare la legge che obbliga le donne iraniane ad indossare il velo.

Tuttavia, la notizia va presa con estrema cautela: sebbene il procuratore sia un esponente influente nel paese, non ha alcun potere sulla polizia religiosa.

Inoltre, né il ministero dell’Interno né il governo hanno confermato la notizia in maniera ufficiale. Nonostante ciò, negli ultimi giorni l’annuncio è circolato su buona parte di giornali internazionali e italiani.

Nel frattempo, le televisioni di stato iraniane hanno rigettato ogni ipotesi di un possibile smantellamento della polizia religiosa, sostenendo al contrario che manterrà tutte le sue funzioni.

Come riporta il The Guardian, anche gli stessi manifestanti hanno confermato la poca credibilità della notizia, organizzando uno sciopero di tre giorni per porre ulteriore pressione sulle autorità iraniane.

L’abolizione della polizia morale è, fin dall’inizio, uno degli obiettivi principali delle proteste che stanno attraversando l’Iran da tre mesi, al quale poi si sono aggiunte altre istanze, come la fine della governo degli Ayatollah e l’instaurazione di un sistema democratico.

Dal 16 settembre scorso, sono oltre 400 i manifestanti uccisi dalle forze dell’ordine e oltre 20mila le persone arrestate.

In quello che è il più grande movimento spontaneo di protesta nato in 43 anni di governo degli Ayatollah, la repressione ha già causato moltissimi danni. Per questo motivo, se la notizia fosse vera si potrebbe pensare che le autorità stiano cercando un compromesso per risolvere la situazione. Tuttavia, la dichiarazione potrebbe anche essere solo un espediente per sviare l’opinione pubblica internazionale e far diminuire l’attenzione sulle proteste.

Sara Grilli
Studentessa della Facoltà di Interpretariato e Traduzione
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