La morte di tre neonati nello stesso giorno ha messo in evidenza la gravità dell’epidemia di dengue in Bolivia, in particolare nella città di Santa Cruz de la Sierra. Secondo gli esperti, sarebbe la peggiore degli ultimi dieci anni. I neonati, di appena qualche mese, sono morti sulla soglia degli ospedali, che non sono stati in grado di curarli per mancanza di spazio e risorse.
La malattia è trasmessa dalla puntura della zanzara Aedes aegypti, la quale depone le uova nell’acqua pulita. Per questo, ogni contenitore che contiene pioggia è un potenziale pericolo per la diffusione della malattia.
Tutti gli ospedali di Santa Cruz sono collassati: con quasi 5.000 casi confermati e circa 25.000 casi sospetti, risulta essere la città più colpita dall’epidemia. Sono stati inoltre segnalati casi anche in altre città del Paese con clima tropicale
«I bambini arrivano in ospedale sanguinanti e non ci sono abbastanza medici. Muoiono per vari motivi, perché arrivano in condizioni generali pessime, nonostante noi facciamo il possibile», ha dichiarato alla stampa Milkar Cáceres, responsabile del Pronto Soccorso dell’Ospedale pediatrico di Santa Cruz de la Sierra.
I bambini di età inferiore a 12 anni sono più soggetti a contrarre il dengue acuto o emorragico. Si presume che il sierotipo in circolazione sia il DENV-2. Anche le persone che già sono state infettate, pur con un sierotipo diverso, possono sviluppare la forma più acuta della malattia. Oltre ai tre bambini morti lunedì scorso 13 febbraio, altri undici decessi sono stati registrati ufficialmente dall’inizio di quest’anno, quando è scoppiata l’epidemia.
La storia di uno dei neonati deceduti, che aveva meno di due mesi, ha sconvolto l’intero Paese. La madre, Mary Inés Cortez, ignara dell’epidemia, si era trasferita con tutta la famiglia da un paese a 800 chilometri da Santa Cruz de la Sierra, alla ricerca di un parto più sicuro e di un’adeguata assistenza postnatale, come riportato da El País.
«Sabato ha iniziato ad avere la febbre e domenica l’ho portata al centro sanitario dove è stata curata, ma non l’hanno poi trasferita in un ospedale di secondo livello, in quanto, stando al parere dei medici, i farmaci che le hanno dato avrebbero dovuto farle passare la febbre.» Dato che questo non è successo, il lunedì seguente, Mary Inés l’ha riportata in ospedale. «Si sono subito occupati di lei rianimandola due volte per poterla trasferire all’ospedale di Los Pocitos, dove però è arrivata priva di segni di vita. Era morta nel corso del tragitto. Sono venuta in cerca di cure migliori e invece la riporterò indietro in una bara», ha raccontato la madre ai media locali.
Lo scorso fine settimana, le autorità municipali di Santa Cruz e del governo centrale hanno chiesto una tregua nelle loro dispute politiche e hanno realizzato una minga – nome locale per il lavoro volontario collettivo – per distruggere quasi un milione di siti di riproduzione delle zanzare. Ciononostante, la popolazione di Santa Cruz chiede al governo di Luis Arce che sia dichiarata l’emergenza sanitaria, cosa che però non è ancora avvenuta.