Mercoledì 24 novembre, in una conferenza stampa, il Presidente dell’Alta Commissione elettorale nazionale libica (HNEC) Emad Al-Sayeh dichiara che dei 98 candidati presentati inizialmente, solo 73 sono ritenuti idonei per concorrere alla nomina di Presidente.
Questo perché le candidature devono soddisfare le condizioni stabilite dalla legge elettorale: infatti, secondo le autorità competenti -il Procuratore Generale, il capo dell’Agenzia per le indagini penali e il capo dell’Autorità passaporti e nazionalità- i 25 fascicoli non hanno raggiunto la conformità legale.
Tra questi ultimi troviamo alcuni nomi di notevole rilievo: Nuri Busahmein, ex Presidente del Congresso Nazionale Generale libico (GNC); Bashir Saleh, ex uomo di fiducia di Gheddafi; Ali Zeidan, ex primo ministro libico; infine Saif al-Islam Gheddafi, figlio dell’ex dittatore Muammar Gheddafi.
Dal 25 giugno 2013 al 4 agosto 2014, Nuri Busahmein è stato Presidente del Congresso Nazionale Generale di Tobruk: su di lui pendono diverse accuse come l’aver ostacolato il processo di pace, avviato anche grazie all’ausilio delle Nazioni Unite, che lo porta ad essere sanzionato da Bruxelles nel 2016.
Bashir Saleh, ex “banchiere di Gheddafi”, è stato accusato dalle autorità libiche nel 2016, invece, di aver portato con sé, una volta scappato dal Paese, numerosi miliardi di dollari sottratti al fondo sovrano nazionale, il Libyan African Portfolio, di cui era capo.
Inoltre, è stato accusato di aver stanziato 50 milioni di euro a favore della campagna elettorale dell’ex Presidente della Repubblica francese Nicolas Sarkozy, per volere del dittatore Gheddafi.
Anche Ali Zeidan, ex primo ministro libico, in base ad un rapporto del governo libico, è accusato di un concorso formale di reati: dallo dispendio di fondi pubblici alla fabbricazione e distruzione di documenti statali.
Infine, il fascicolo di Saif al-Islam Gheddafi è stato respinto in quanto accusato di genocidio nel 2015 da un tribunale di Tripoli, sentenza successivamente annullata con un’amnistia nel 2017: tuttavia, rimane ancora ricercato dalla Corte Penale Internazionale dell’Aja per lo stesso reato.
L’esclusione della sua candidatura, secondo alcuni esperti come Claudia Gazzini, analista senior presso “International Crisis Group“, potrebbe far scatenare proteste nel Paese e portare ad una bassa affluenza al voto del 24 dicembre: questo perché diversi sondaggi pubblicati dai media, tra cui Al-Arabiya, affermano che una buona parte della popolazione -alcuni stimano il 50 %, altri il 70%- non è del tutto contraria ad un governo guidato dal figlio dell’ex dittatore libico.
I candidati respinti, comunque, possono presentare appello alla magistratura entro lunedì 6 dicembre.
Lo hanno fatto Mohamed Khaled Al-Ghweil e Mohamed Ahmed Al-Sharif: venerdì sono stati riammessi alla corsa presidenziale dopo che la Corte d’appello di Tripoli ha accolto i loro ricorsi contro la decisione di escluderli dalla lista preliminare dei candidati pubblicata mercoledì.