Il Ministero della Salute spagnolo ha presentato in via ufficiale venerdì 3 dicembre il primo piano d’azione per la salute mentale della Spagna dal 2009. È stato approvato giovedì 2 dicembre dal Consiglio interterritoriale del Sistema Sanitario Nazionale, con il voto a favore di tutte le comunità autonome.
Il progetto è quello di fornire un supporto per migliorare la salute mentale della popolazione spagnola, basando la propria strategia su dieci pilastri fondamentali:
- autonomia e diritti dei pazienti (con un’attenzione focalizzata sulla persona);
- promozione della salute mentale e prevenzione dei problemi che ne derivano;
- prevenzione, diagnosi precoce e attenzione al comportamento suicida;
- assistenza a livello sociale;
- focus sull’infanzia e l’adolescenza;
- assistenza e intervento familiare;
- coordinamento interistituzionale;
- partecipazione cittadina;
- formazione;
- ricerca, innovazione e consapevolezza.
Inoltre, si porrà l’accento sul genere sessuale, dato che «sin dall’adolescenza, la donna sviluppa maggiori problemi psichiatrici rispetto all’uomo e presenta indici più elevati di depressione, ansia, stress e disturbi alimentari», come spiega il Ministero.
Il piano entrerà in vigore dal 2022 al 2026, e riceverà un contributo delle casse di Stato di 100 milioni d’euro. Prevederà, tra i tanti altri aspetti, anche un’assistenza telefonica di prevenzione al suicidio attiva 24/7.
Il suicidio è stata la prima causa di morte non naturale in Spagna nel 2020, con 3.941 decessi, dei quali 2.930 uomini e 1.011 donne. Proprio per questo motivo il piano d’azione conta di garantire un miglior accesso ai servizi per la salute mentale a tutti coloro che mostrano dei comportamenti suicidi, mirando allo stesso tempo a promuovere la formazione di professionisti sempre più competenti nella gestione di tali problematiche.
«Non siamo soltanto passati dal silenzio al dibattito», ha affermato la ministra della Salute Carolina Darias, presentando la nuova strategia al Consiglio dei ministri. «Ma anche dal dibattito all’azione.»
Non tutti però sembrano disposti ad appoggiare tali iniziative. La comunità scientifica, infatti, ha definito il progetto un testo “pieno di ovvietà e banalità”. Celso Arango, presidente della Società Spagnola di Psichiatria, ne ha criticato l’elaborazione, sostenendo tuttavia che «non è quello che avremmo redatto, ma almeno c’è l’intenzione di fare qualcosa», per poi aggiungere: «Ora la cosa fondamentale sono i piani d’azione delle comunità autonome, che si occuperanno della sua reale introduzione».
Saranno infatti le singole comunità autonome a dover avviare l’implementazione della strategia nei rispettivi territori, contribuendo personalmente con le risorse necessarie che non vengono fornite dal piano.
«Ovviamente alcuni settori molto progressisti credono che [il piano] non sia sufficiente» commenta Nel Anxelu González, vicepresidente della Confederazione spagnola di salute mentale e uno degli autori della strategia. «Ma c’è anche chi pensa sia perfetto per la società. Questo lo colloca sicuramente in un buon punto intermedio».