giovedì, 21 Novembre 2024
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Striscia di Gaza: ancora scontri tra Israele e Palestina

Israele ha bombardato postazioni militari di Hamas dopo il lancio di razzi dalla Striscia di Gaza verso Tel Aviv

Il nuovo anno si è aperto all’insegna della tensione in Medioriente. 

Nella giornata di domenica 2 gennaio, infatti, la Striscia di Gaza è stata teatro di un altro attacco compiuto dall’Esercito di Israele contro le milizie palestinesi del movimento Hamas.

Il bombardamento israeliano è avvenuto in risposta ai proiettili sparati in direzione di Tel Aviv da Hamas, e caduti nel mare antistante la costa dell’area metropolitana. Secondo quanto riportato dai media locali, non si sono registrati feriti a seguito dell’attacco di rappresaglia israeliano; tuttavia, i danni agli edifici sono stati ingenti. 

Si tratta della seconda ondata di scontri armati tra le due parti; da quando con il “cessate il fuoco” dello scorso maggio, si è posto fine ad una guerra durata undici giorni (nella quale morirono 243 palestinesi, di cui 66 minori; 12 furono le vittime in Israele. Le perdite economiche furono di 322 milioni di dollari) grazie all’intervento dell’Egitto e di mediatori internazionali.

Nonostante ciò, vani sono stati i tentativi di raggiungere una lunga tregua che potesse garantire la pace nell’area. Infatti, dopo l’esclation di violenze dello scorso maggio; sabato 1° gennaio, Hamas ha lanciato due razzi verso Tel Aviv.

Fonti palestinesi hanno dichiarato che i missili sono partiti per errore a causa di un guasto tecnico generato dal maltempo. Inoltre, già mercoledì 29 dicembre, le forze dell’Esercito israeliano avenno attaccato le infrastrutture militari di Hamas, in seguito alla morte, apparentemente accidentale, di un israeliano che lavorava lungo la barriera di confine.

Una scia di rappresaglie intermittenti, quindi, tra Israele e Palestina.

Mappa del territorio in conflitto. Fonte, Wikimedia Commons

Il giorno di Capodanno, la questione israelo-palestinese ha assunto un tono ulteriormente delicato a causa del deterioramento di salute del prigioniero palestinese Hisham Abu Hawash.

Questi, infatti, da 139 giorni aveva iniziato lo sciopero della fame per protestare contro le decisioni amministrative israeliane. Le milizie palestinesi hanno minacciato, dunque, di attaccare Israele, se non avesse immediatamente predisposto la sua scarcerazione.

Il portavoce della Jihad islamica, Daoud Shehab ha parlato di revoca della tregua, se i mediatori non interverranno urgentemente a liberare il prigioniero.

L’interruzione delle ostilità che ha posto fine alla violenza bellica dello scorso maggio, dunque, è in bilico.

Denise Ciardiello
Studentessa della Facoltà di Scienze della Politica e delle Dinamiche Psico-Sociali
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