Nel 1949 quando Mental Health America (MHA) decise di istituire negli Stati Uniti un mese della salute mentale. Insieme alla Giornata Mondiale della Salute Mentale, che si tiene ogni anno il 10 ottobre, l’intero mese di maggio è un’occasione per sensibilizzare sull’argomento e suggerire alla popolazione di sottoporsi a screening e valutazioni del proprio stato mentale.
A distanza di oltre 70 anni, abbiamo ancora bisogno – forse più che mai – di un mese della salute mentale per aumentare la consapevolezza su problemi sempre più diffusi. Tuttavia, se qualcosa si sta risvegliando a livello internazionale, in Italia ci scontriamo ancora con pregiudizi e timori ingiustificati.
Si parla tanto di salute mentale, ma la malattia mentale è ancora un tabù. Eppure, in una società che tanto fa pressione sul fatto del perché gli individui raggiungano in sé stessi un certo livello di armonia, parlare di malattia mentale, anziché di salute mentale, è ancora un tabu. Condizioni come ansia e depressione sono ancora viste come gestibili dal semplice pensiero positivo. Argomenti come episodi maniacali, attacchi di panico e – il grande e quasi innominabile – suicidio sono ancora intoccabili.
“Non dire certe cose” è la risposta standard quando si tenta di parlarne.
Eppure, e questo dato dovrebbe farci riflettere. Eesperti e terapeuti mettono in guardia dall’incidenza notevole delle malattie mentali nella popolazione: secondo la National Alliance for Mental Illness, almeno il 20% della popolazione soffre di una qualche tipologia di disturbo mentale.
Il lancio di hashtag come #1in5 e la presenza sempre più importante di influencer e attivisti per la salute mentale sui social dovrebbe far riflettere su tutto questo. Al giorno d’oggi sempre più persone si trovano a combattere con un nemico potente, sconosciuto – in particolar modo quando a insorgere sono i primi sintomi – e soprattutto invisibile.
La comunità scientifica ci mette in guardia riferendo che le malattie mentali sulla popolazione hanno un’incidenza notevole. Infatti, secondo la National Alliance for Mental Ilness,almeno il 20% della popolazione soffre di un qualche disturbo mentale. Cresce quindi il numero di persone che sono costrette a combattere con un “nemico forte, sconosciuto e invisibile”. Circa 3,5 milioni di italiani ogni anno manifestano sintomi di un disturbo mentale e oltre 8 milioni ne soffrono nel corso della vita. Di questi, 2,5 milioni hanno presentato un disturbo d’ansia, 1,5 milioni un disturbo affettivo e 50mila un disturbo da abuso di sostanze alcoliche.
Uno studio cinese, nei primi 4 mesi del 2020, ha effettuato a Wuhan, provincia di Hubei – epicentro della pandemia – un esperimento rilevando l’aumento di sintomi depressivi del 22% e di sintomi ansiosi del 18.9% dei partecipanti. Studenti di scuola primaria e secondaria, a seguito dell’interruzione della frequenza scolastica, delle attività all’aperto e delle occasioni di contatto sociale coi coetanei, evidenziando la “potenza traumatica” di una emergenza sanitaria.