giovedì, 21 Novembre 2024
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Biden in Palestina per scongiurare la minaccia iraniana: non è ancora tempo di pace

Il tour in Medio Oriente del presidente degli Stati Uniti prosegue, facendo appello per un Medio Oriente compatto contro il latente pericolo iraniano

La tappa successiva alla visita ufficiale del presidente statunitense, Joe Biden, a Israele, in cui si è trattenuto dal 13 al 16 luglio, ha coinciso con l’arrivo a Betlemme, dove si è tenuto l’incontro con il presidente dell’Autorità nazionale palestinese (Anp), Abu Mazen.

L’accoglienza riservata dal popolo palestinese all’inquilino della Casa Bianca ha visto gruppi di manifestanti intenti a denunciare l’occupazione israeliana dei propri territori, palesando un forte risentimento per la scarsa considerazione con cui la questione palestinese è stata trattata dall’amministrazione Biden e approfittando del tour del Presidente per esternare al mondo la propria delusione.

Venerdì mattina, in occasione della visita di quest’ultimo all’ospedale Augusta Victoria di Gerusalemme Est, è stata resa nota la volontà americana di stanziare 300 milioni di dollari a sostegno delle autorità palestinesi, di cui 200 milioni da destinare all’agenzia delle Nazioni Unite per i rifugiati palestinesi nel Vicino Oriente, l’Unrwa, mentre la restante parte per la sanità locale.

“Palestinesi e israeliani meritano pari misure di libertà, sicurezza, prosperità e dignità” ha affermato il Presidente in merito alle promesse sopracitate, evitando, però, nei suoi discorsi, di assumere una posizione netta in merito al futuro dei rapporti tra Israele e Palestina, i cui colloqui di pace sono bloccati da tempo. Sebbene Biden abbia ampiamente criticato le scelte del proprio predecessore, Donald Trump, ben poco nei fatti sembra aver finora confermato questo atteggiamento. Infatti, si è dimostrato incapace di frenare l’avanzata di nuovi insediamenti israeliani, così come di impedire le violenze contro i palestinesi nella Cisgiordania occupata. Le uniche parole a riguardo sono quelle espresse dal leader americano la scorsa settimana, quando ha sostenuto di non credere che vi possa essere una pace “a breve”.

Le dichiarazioni di Mazen, secondo cui “la chiave per pace inizia con la fine dell’occupazione israeliana”, hanno suscitato che una debole reazione da parte del Presidente, che si è limitato a ripetere come gli Stati Uniti appoggino una soluzione del conflitto implicante la creazione di due Stati. In realtà, argomento a cui Biden sembra aver dato particolare rilievo è stata la necessità di un fronte regionale unito, in cui possano inserirsi palestinesi e israeliani, volto ad arginare la crescente minaccia dell’Iran, rappresentata da un programma nucleare che appare fuori controllo. Per la stessa ragione, il 17 luglio, il capo di Stato americano ha raggiunto l’Arabia Saudita con un volo diretto, nonché un primo segnale di apertura da parte di Riad, che formalmente non riconosce l’esistenza di Israele, ma con cui gli Stati Uniti si augurano possa presto instaurare rapporti, soprattutto in chiave anti-iraniana.

Elena Consuelo Godi
Studentessa della facoltà di Economia e management internazionale
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