A pochi giorni dal ritorno del presidente statunitense, Joe Biden, dopo la visita in Arabia Saudita, è ora il leader del Cremlino, Vladimir Putin, a recarsi in Medio Oriente. Così, lo scorso 19 luglio, si è recato a Teheran per un importante vertice a tre con l’omologo turco, Recep Tayyip Erdoğan, e il presidente della Repubblica Islamica dell’Iran, Ebrahim Raisi, venendo ricevuto successivamente dalla Guida suprema iraniana, l’ayatollah Ali Khamenei.
Si è discusso principalmente dello sblocco delle esportazioni di grano dai porti ucraini, che Putin ha commentato riferendo di alcuni progressi fatti grazie alla mediazione turca. Tra i punti all’ordine del giorno, come riporta la BBC, anche la guerra civile siriana, che vede Russia e Turchia schierate su fronti rivali.
Si tratterebbe, però, di un’alleanza piuttosto vacillante, viste le divergenti scelte in politica estera che allontanano le posizioni della Russia da quelle della Turchia: gli opposti interessi dei due paesi non solo sono evidenti dal ruolo assunto nelle guerre in Siria e in Libia, ma sono testimoniati anche dall’invio di droni turchi all’esercito ucraino. Inoltre, sebbene si sia astenuta dall’appoggiare le sanzioni nei confronti di Mosca, la Turchia è tuttora un membro chiave dell’Alleanza Atlantica. Per quanto riguarda l’Iran, invece, la competizione su scala globale con la Russia nel settore energetico porta a credere che non vi possa essere alcuna garanzia di una vicinanza duratura.
Ad accomunare sempre più questi ultimi, però, è il ruolo marginale a cui l’Occidente sembra volerli relegare, avendo imposto ad entrambi pesanti sanzioni che ne hanno determinato il progressivo isolamento sulla scena internazionale. Sebbene finora sia stata la Cina, nonostante le numerose ambiguità, il principale alleato del Cremlino, le parole del leader supremo iraniano non sembrano lasciare alcun dubbio sul ben più netto schieramento del paese relativamente alla questione ucraina e nei confronti delle potenze occidentali. «Se lei non avesse preso l’iniziativa, l’altra parte avrebbe causato la guerra», ha detto Khamenei a Putin.
In merito alla Siria, che vede Iran e Russia appoggiare il regime del Presidente Bashar al-Assad e la Turchia sostenere le forze ribelli di opposizione, Erdoğan ha affermato di voler lanciare una nuova offensiva contro i militanti curdi nel nord del paese, suscitando il disaccordo dei suoi interlocutori nei confronti del piano turco per rafforzare la propria presenza al confine con lo stato siriano. Su Twitter, infatti, l’ayatollah ha commentato le intenzioni turche ammettendo che il terrorismo debba essere affrontato, ma che «un attacco militare alla Siria andrà solo a vantaggio del terroristi».