A seguito del referendum tenutosi nel Donbass nell’ultima settimana di settembre, Il presidente della federazione russa Vladimir Putin ha firmato il decreto che prevede l’annessione alla Russia delle 4 regioni ucraine parzialmente occupate, portando così ufficialmente a conclusione tutto l’iter burocratico necessario. Come approfondisce la notizia della BBC Russian news, alla base di questo nuovo decreto è previsto un cambiamento della Costituzione stessa, riguardante l’elenco dei cosiddetti “soggetti” territoriali della federazione, a cui si aggiungeranno l’oblast’ di Cherson, di Zaporižžja, così come le ormai ben note repubbliche autoproclamate di Lugansk e Donetsk.
Come governatori incaricati ad interim sono stati confermati i vari pupilli fidati di Putin, nonché Denis Pušilin (Repubblica Popolare di Donetsk), Leonid Pasečnik (Repubblica Popolare di Lugansk), Evgenij Balizkij (Oblast’ di Zaporižžja) e Vladimir Sal’do (Oblast’ di Cherson): anche a tal proposito è stato firmato un decreto dal presidente.
Arrivati a questa ennesima svolta di una guerra ormai ad alta intensità che si combatte ininterrottamente da 8 anni, il gigante russo “ingurgita” su carta l’equivalente del 15% totale del territorio ucraino. Sempre su carta non si è fatta attendere la risposta del presidente ucraino Zelenskij che, secondo l’agenzia RBC (gruppo mediatico russo con sede a Mosca), avrebbe da poco firmato un decreto con valore esattamente opposto a quello del suo omonimo russo: il non-riconoscimento dell’indipendenza della repubblica della Crimea e del Donbass dal governo ucraino. Nello specifico, tale decreto fa riferimento a 5 documenti con cui la Russia ha riconosciuto e riconosce ufficialmente la sovranità dei precedentemente menzionati territori, nell’ordine:
1. Decreto № 147 del 17 marzo 2014 “Sul riconoscimento della Repubblica della Crimea”
2. Decreto № 71 del 21 febbraio 2022 “Sul riconoscimento Repubblica Popolare di Donetsk”
3. Decreto № 72 del 21 febbraio 2022 “Sul riconoscimento Repubblica Popolare di Lugansk”
4. Decreto № 685 del 29 settembre 2022 “Sul riconoscimento dell’oblast’ di Zaporižžja”
5. Decreto № 686 del 29 settembre 2022 “Sul riconoscimento dell’oblast’ di Cherson”
La risposta ucraina, come ben noto ormai da tempo, continua ad arrivare anche concretamente sul campo di battaglia, con coraggio: stando a quanto riportato dall’agenzia britannica Reuters, citata dall’emittente tedesca Deutsche Welle, le forze armate ucraine appaiono più che mai determinate a portare a termine la controffensiva su più fronti, impegnando come non mai l’armata russa. Chiaro che da parte degli ucraini, quanto avvenuto nelle ultime due settimane, non influisce minimamente sul proprio obiettivo di liberare i territori occupati.
Ad oggi nessuno dei territori annessi è controllato al 100% dalle forze armate russe. I decreti di cui si è parlato poc’anzi, riportano indicazioni troppo vaghe e di libera interpretazione allo stato attuale del conflitto, come se ignorassero volutamente la natura stessa di questo conflitto, diventato ormai una guerra di trincea, capace di cambiare delimitazioni e confini giorno dopo giorno, se non ora dopo ora.
E nel resto mondo invece? Come è stato accolto l’esito di questo referendum con molte incognite? I paesi occidentali, supportati dall’intera alleanza atlantica, hanno dichiarato all’unanimità che non riconosceranno l’esito di tale referendum, così come qualsiasi altra azione bellica volta ad occupare altri territori ucraini, operando lo stesso modus operandi. Ciò non dovrebbe stupire nemmeno Putin, tenendo in conto che un referendum così organizzato, in pochi giorni, in un territorio conteso teatro di morte e violenza, non sarebbe riconosciuto come legittimo nemmeno dalla Costituzione della Federazione Russa.
Ma il Presidente russo ha abituato il mondo a non stupirsi più di tali prese di posizione, non avrebbe senso, perciò, iniziare a farlo ora