venerdì, 19 Aprile 2024
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Afghanistan: attentato in una scuola a Kabul, donne in marcia contro il genocidio hazara

L’esplosione kamikaze nella zona occidentale di Dasht-e-Barchi di Kabul, nel centro educativo Kaji, ha ucciso 53 persone e ferito molte altre

Le vittime dell’attacco sono principalmente giovani studentesse appartenenti alla minoranza sciita storicamente oppressa, la comunità hazara

A seguito dell’attentato di venerdì 30 settembre, centinaia di donne si sono unite in una protesta per le strade di Kabul, per manifestare contro il genocidio in nome del diritto all’istruzione e alla sicurezza per la comunità hazara.

La manifestazione pacifica è stata bloccata immediatamente dalle autorità talebane, le quali pochi minuti dopo l’inizio della marcia, hanno aggredito le manifestanti con insulti, violenza fisica e colpi d’arma da fuoco.

Lo scontento per ciò che è accaduto si è intensificato nel fine settimana, quando proteste simili hanno preso piede anche ad Herat e Bamiyan, guidate da donne del mondo accademico afgano e allo stesso modo fermate dalle forze di sicurezza del governo talebano.

Riguardo alla gestione delle manifestazioni, secondo quanto riportato da Al-Jazeera, le autorità talebane si sono difese affermando di non essere state informate in anticipo sull’organizzazione delle proteste e di essere state dunque costrette a fermarle per prevenire possibili minacce.

Anche la comunità internazionale ha denunciato l’attacco invitando le autorità afgane a fare di più per proteggere le minoranze. Quella degli hazara, musulmani sciiti, terzo gruppo etnico più grande dell’Afghanistan, da sempre soffre la persecuzione da parte dello Stato Islamico e dei talebani, entrambi aderenti all’Islam sunnita.

Attualmente, nessun gruppo ha rivendicato la responsabilità di quanto successo nella zona occidentale della capitale.

Dopo l’acquisizione del potere in Afghanistan da parte dei talebani lo scorso agosto 2021, le scuole pubbliche secondarie femminili sono state chiuse in tutto il paese, e il centro privato Kaji, il quale era stato già oggetto di un attacco simile nel 2018, rappresentava una delle poche possibilità per donne afgane di ricevere un’istruzione. Negli ultimi anni, diversi centri educativi sono stati attaccati in modo simile, causando la morte di numerosi studenti e provocando una diminuzione del numero di iscrizioni universitarie, privando i giovani di un diritto fondamentale.

Sara Grilli
Studentessa della Facoltà di Interpretariato e Traduzione
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