Tra il 19 e il 20 novembre si è tenuto il 18esimo summit della francofonia presso l’isola tunisina di Jerba. Il summit ha visto protagonisti numerosi capi di stato e di governo, membri dell’Organizzazione internazionale della francofonia (OIF).
L’organizzazione riunisce 88 Stati, che rappresentano ufficialmente la comunità globale francofona. Nello specifico, in questi Stati membri il francese è lingua madre o lingua ufficiale o una percentuali rilevante della popolazione parla francese o ancora c’è una forte influenza della cultura francese per legami storici e/o coloniali.
L’Organizzazione internazionale della francofonia ha come missione principale quella di diffondere la lingua e la cultura francese nel mondo. I principi ispiratori sono invece democrazia, diritti umani e sviluppo economico.
Le strategie dell’organizzazione vengono elaborate all’interno dei summit periodici organizzati a turno da ogni Stato membro. Quest’anno il compito è spettato alla Tunisia, uno dei Paesi con la più forte eredità culturale francese a livello amministrativo, politico e scolastico.
La Segretaria generale dell’OIF, la ruandese Louise Mushikiwabo, ha dichiarato che la francofonia avrà un ruolo determinante nella risoluzione di crisi politiche e conflitti. L’influenza della lingua e della cultura francese, infatti, permetteranno all’organizzazione di fare da «mediatrice» e rispondere alla «sfida della cittadinanza» in Africa.
In tal senso, al centro del dibattito sono stati i golpe militari in Africa occidentale, in particolare in Mali e Burkina Faso – dove il soft power francese ha perso terreno – e il riemergere delle tensioni tra Repubblica Democratica del Congo e Ruanda.
Altro elemento chiave affrontato dal summit di Jerba è stata la posizione africana in merito alla guerra russo-ucraina. Il Presidente francese Macron avrebbe chiesto ai rappresentanti africani di schierarsi a favore dell’Ucraina, ma ci sarebbero state resistenze a causa del nuovo posizionamento internazionale del continente. Tuttavia, il contenuto di questa discussione – inserita in una dichiarazione allegata a quella ufficiale del summit – non è ancora stato reso pubblico.
Per quanto riguarda gli aspetti economici, invece, come riporta France24, saranno elargiti fondi specifici per lo sviluppo e la diffusione della lingua francese negli Stati membri. Inoltre, sono previsti periodi di formazione per 250 mila giovani africani, insieme a prestiti agevolati per le imprenditrici locali.
Questo piano di investimenti ha già dato i suoi frutti in Vietnam e Cambogia, dove 200 operatori economici hanno ideato progetti di sviluppo nel Sud-est asiatico francofono.
Il Presidente tunisino Kais Saied ha accolto favorevolmente i progetti di sviluppo, in quanto produrranno benefici per la Tunisia e per l’Africa intera.
Il nuovo focus sul continente africano non è casuale: «la francofonia dell’avvenire» sarà proprio in Africa, date le prospettive di crescita demografica (e non solo). Si stima infatti che l’attuale numero di francofoni – pari a 321 milioni – raddoppierà da qui al 2050 proprio a causa del boom demografico che si verificherà nel continente del futuro.