giovedì, 21 Novembre 2024
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Nuovi muri in Europa

Mentalità da guerra fredda con un altro muro costruito in Europa

Lo scorso 28 febbraio, secondo quanto riporta la BBC, la Finlandia ha iniziato a costruire un muro al confine con la Russia. La Finlandia è il Paese europeo con il confine più lungo, con la Federazione Russa. Questo misura esattamente 1340 chilometri. Da un anno a questa parte, numerosi cittadini russi hanno cercato una via di fuga attraverso il confine con la Finlandia; il loro obiettivo era quello di sfuggire alla chiamata dei riservisti da parte del Cremlino per combattere in Ucraina.

La costruzione di muri in Europa però non è una novità. Dal 1989, anno della caduta del muro di Berlino, numerosi muri sono stati costruiti all’interno dell’Unione Europea. Secondo l’agenzia di stampa francese AFP, almeno una decina di muri tra Stati sono stati innalzati nell’ultimo trentennio, principalmente con lo scopo di impedire ai migranti l’ingresso in un altro Paese. Per citare solo alcuni dei muri al momento presenti in Europa, è possibile trovare questi al confine tra Grecia e Turchia, tra Ungheria e Serbia, tra Austria e Slovenia; ma anche in Francia, in prossimità del tunnel della Manica, così come in Spagna, precisamente nelle enclave di Ceuta e di Melilla in Nord Africa.

Risulta chiaro, quindi, secondo l’editorialista per il Guardian, Simon Tisdall, che la costruzione di barriere ostacola più i principi di pace alla base dell’Unione Europea che i migranti, causando solo un maggior numero di morti attraverso vie di fuga alternative e ancor più rischiose. In passato enormi muraglie venivano costruite per allontanare nemici, ad esempio le mura di Costantinopoli, fino a quando, però, gli Ottomani arrivarono con i cannoni. La costruzione di mura non è quindi la risposta adeguata. L’editorialista si chiede, infatti, se prima le barriere venivano costruite per difendersi dai nemici, al momento chi sono i “nemici”? I migranti che provengono dal Medio Oriente, dall’Asia Meridionale e dall’Africa? È possibile considerarli avversari? Per Tisdall no, questi esseri umani non possono ragionevolmente essere classificati nemici. Viene sottolineato, quindi, come vi è una mancanza da parte delle autorità di risposte umanitarie. Si sta riaffermando una mentalità da guerra fredda che porterà solo «alla rinascita di ideologie autoritarie legate alla paura, alla separazione e alla differenza».

Alessia Bianconi
Studentessa della Facoltà di Interpretariato e Traduzione
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