Il giornalista australiano Julian Assange si trova dall’11 aprile 2019 in detenzione preventiva nel carcere londinese di massima sicurezza di Belmarsh e, secondo quanto riportato da Sky TG24, rischia una condanna fino a 175 anni di reclusione negli Stati Uniti. È stato accusato nel 2010 di spionaggio per aver diffuso tramite il sito WikiLeaks, di cui è co-fondatore, segreti di Stato ottenuti da fonti anonime. I documenti rilasciati avrebbero contribuito a svelare crimini di guerra commessi dalle forze armate americane, irachene e afghane.
Come riportato dal The Sun, per sfuggire alle autorità statunitensi il giornalista si è rifugiato nell’Ambasciata dell’Ecuador di Londra, dove è stato accolto dal 2012 al 2019, anno del suo arresto da parte della polizia britannica. Assange è un giornalista investigativo che si occupa di rivelare informazioni possibilmente non note al grande pubblico, servendosi proprio del sito WikiLeaks, uno spazio web che diffonde in forma anonima documenti utili a svelare segreti di Stato e informazioni riservate dei settori militare, industriale e bancario.
Dai commenti degli utenti su Internet emerge che la vicenda ha generato reazioni simili tra il pubblico. Numerose persone hanno condiviso commenti e opinioni in merito alla questione, definendo questa condanna una privazione della libertà di espressione dell’individuo e, come riferisce il The New York Times, molti sostenitori di Assange si sono radunati fuori dal tribunale in cui era in corso la sua – forse – ultima udienza.
La moglie del giornalista, Stella Assange, e la difesa hanno affermato che l’imputato non ha potuto partecipare all’ultima udienza a causa di una situazione di salute precaria, apparentemente dovuta alla detenzione a cui è sottoposto da anni. Il giorno 21 febbraio 2024 era la data in cui l’Alta Corte britannica avrebbe deciso se concedere una nuova udienza all’imputato o se accordare l’estradizione negli Stati Uniti. Questa proposta era stata ordinata il 17 giugno 2022 dall’allora ministro dell’Interno britannico Priti Patel, in carica dal 2019 al 2022.
L’udienza si è conclusa nel pomeriggio del 21 febbraio scorso e l’Alta Corte britannica rilascerà il verdetto nei prossimi giorni: nel caso in cui si andasse ad un nuovo appello, Assange avrebbe la possibilità di rivolgersi alla Corte europea dei diritti dell’uomo.
Questo caso in particolare ha suscitato l’attenzione del pubblico, dal momento che il suo finale avrebbe una grande rilevanza nel mondo del giornalismo: secondo EuropaToday, un esito positivo per Assange potrebbe, infatti, portare ad una maggiore libertà di stampa.