Martedì 26 marzo 2024, alle 1:27 a.m. (Ora locale), una nave da carico ha perso potenza e ha colpito un pilone di uno dei principali ponti di Baltimora, nello stato americano del Maryland.
Il ponte era intitolato a Francis Scott Key, l’autore, nativo del Maryland, dell’inno nazionale americano, “The Star-Spangled Banner”. La struttura era stata inaugurata nel 1977. Circa 30.000 pendolari lo attraversavano ogni giorno, hanno dichiarato le autorità del Maryland.
La nave da carico, chiamata Dali, è lunga quasi 300 metri e larga quasi 50 metri. The Guardian riferisce che la compagnia di navigazione Maersk afferma di aver noleggiato la nave portacontainer a Baltimora. Ha confermato, inoltre, che c’erano 22 membri dell’equipaggio, tutti indiani; nessuno di loro era parte del personale della Maersk.
La nave ha lasciato il porto di Baltimora all’1:00 a.m. ed era diretta verso la capitale dello Sri Lanka, Colombo. Secondo quanto riporta il New York Times, l’equipaggio della nave ha comunicato al controllo del porto di aver perso potenza e propulsione, permettendo così alle autorità competenti di fermare il traffico ad entrambe le estremità del ponte e cercare di evacuare le persone dalla struttura prima che collassasse.
Nessun membro dell’equipaggio è rimasto ferito. Il New York Times riferisce che si ritiene che otto persone siano cadute in acqua durante il crollo, secondo quanto ha dichiarato Paul Wiedefeld, segretario ai trasporti del Maryland. Tutte e otto facevano parte di una squadra edile che riempiva le buche. Sei di queste persone sono ancora disperse.
Il dirigente della contea di Baltimora, Johnny Olszewski, ha dichiarato in un’intervista riportata dalla CNN: «Le condizioni sono difficili. Stiamo parlando di un porto con un canale profondo. Ci sono 12-15 metri di acqua, forti correnti. Il tempo è ventoso, l’acqua è fredda. E quindi ci preoccupiamo certamente per coloro che sono in acqua, senza considerare la caduta dal ponte».
I soccorritori stanno utilizzando sonar, luci, telecamere e macchinari robotici oltre ai sub umani. Più a lungo prosegue la ricerca, meno probabile è che i soccorritori trovino sopravvissuti, data la temperatura dell’acqua e la possibilità che le persone siano intrappolate con poco o nessun aria. Nonostante ciò, i soccorritori continuano le ricerche, senza arrendersi e mentendo viva la speranza.