La Turchia ha deciso di sospendere completamente gli scambi commerciali con Israele, in segno di protesta contro le operazioni militari del Paese a Gaza. Il PresidenteErdoğan ha dichiarato che gli sviluppi della guerra sono inaccettabili. «In quanto musulmani, è impensabile per noi restare fermi a guardare quello che succede» ha dichiarato il Presidente, come riporta il quotidiano turco Daily Sabah.
Secondo quanto affermato dal Ministro del Commercio turco, l’interruzione di tutte le attività di import ed export con Israele sarà revocata solo se quest’ultimo consentirà i flussi di aiuti umanitari per la popolazione palestinese e dichiarerà il cessate il fuoco. In questo modo, la Turchia è diventata il primo grande partner commerciale di Israele a cessare gli scambi economici con lo Stato in guerra, in supporto alla causa palestinese.
Dati ufficiali attestano che nel 2023 l’attività economica tra Turchia e Israele è stata pari a 7 miliardi di dollari. Di questi, il valore delle esportazioni ammontava a 5.4 miliardi di dollari, mentre le importazioni turche da Israele hanno coperto un valore di 1.6 miliardi. I prodotti maggiormente esportati sono acciaio, veicoli, plastica, dispositivi elettrici e macchinari, mentre i combustibili sono il principale prodotto che la Turchia importa da Israele.
Già ad aprile il Governo di Ankara aveva imposto delle restrizioni alle attività commerciali con Israele, dopo che quest’ultimo gli aveva impedito di prendere parte alle operazioni di lancio di aiuti a Gaza. In particolare, all’inizio del mese scorso, la Turchia ha limitato le esportazioni in Israele di 54 categorie di prodotti, inclusi acciaio, fertilizzante e jet fuel.
Il Ministro degli Esteri israeliano Katz ha reagito alla decisione di Erdoğan con un post su X, accusandolo di aver agito da dittatore e “senza rispetto per gli interessi del popolo turco”, ignorando anche gli accordi internazionali, come riporta la CNN. Intanto, il Governo israeliano sta provvedendo rapidamente a risolvere la situazione, focalizzandosi sulla produzione locale e su altri partner internazionali. «Israele emergerà con un’economia forte e audace», ha aggiunto Katz.
Dal canto suo, Hamas ha apprezzato la decisione di Ankara, in linea con “lo storico supporto turco ai diritti e all’auto-determinazione dei palestinesi”. Secondo Hamas, infatti, il provvedimento preso contro Israele è una “vittoria per il popolo palestinese”, come ha riportato il Daily Sabah.
Le relazioni bilaterali tra Turchia e Israele non sono ottime già da qualche anno e seguono un andamento altalenante. Nel 2018, la Turchia aveva espulso l’ambasciatore israeliano ad Ankara a seguito dell’uccisione di 60 manifestati palestinesi a Gaza. Le proteste erano alimentate dalla richiesta dei rifugiati palestinesi sfollati di tornare nelle loro case e dallo spostamento dell’Ambasciata statunitense a Gerusalemme a maggio 2018. Le relazioni diplomatiche tra i due Paesi erano poi state ripristinate nel 2022, secondo quanto riportato dal Financial Times.