L’esercito cinese ha condotto massicce esercitazioni militari attorno l’isola di Formosa per “punire” la scelta dei taiwanesi alle elezioni presidenziali. I taiwanesi infatti hanno optato per il candidato più vicino all’occidente, William Lai, esternando la propria volontà d’indipendenza e la diffidenza verso Pechino.
Le operazioni sono state svolte a nord, sud ed est dell’isola, oltre che nelle vicinanze delle isole di Kinmen, Matsu, Wuqiu e Dongyin, come riporta CCTV. In questa esercitazione, denominata Joint Sword-2024A, sono coinvolti l’esercito, la marina e l’aeronautica. Lo scopo sarebbe quello di ammonire la popolazione locale, nonché «lanciare un avvertimento contro l’interferenza e la provocazione da parte di forze esterne», come ha dichiarato il portavoce delle forze armate cinesi, Li Xi.
Come riporta la BBC, l’esercitazione sembrerebbe una simulazione di un attacco dell’isola su larga scala. Considerato come Pechino abbia coperto tutte le isole al largo di Formosa, si potrebbe intuire che il piano sia quello di neutralizzare tutte le strutture che potrebbero essere impiegate per un contrattacco.
Il nome dell’operazione – Joint Sword 2024-A -, rimanderebbe all’idea che questa non sarà la prima e ultima di quest’anno. Ad ogni modo, seppur Formosa non sia nuova ad operazioni simili, questa rimane la più grande che Pechino abbia mai lanciato.
Secondo Carl Schuster, ex direttore del Centro Americano di Intelligence sul Pacifico, oltre a possibili connotazioni politiche dietro l’esercitazione, ve ne sarebbero anche di tattiche e più “pratiche”. «Gli F-16 di Taiwan hanno più di 20 anni e ogni ora di volo assegnata a quei telai porta la fusoliera e le attrezzature sempre più vicine al dover essere ristrutturate, il che li mette fuori uso per 1-4 mesi», ha commentato Schuster, come riporta la CNN.
Il Ministro degli esteri taiwanese condanna l’esercitazione, definendola una “provocazione irrazionale” da parte del gigante asiatico. «Condurre esercitazioni militari in questo modo non solo non contribuisce alla pace e alla stabilità nello stretto di Taiwan, ma ne dimostra anche la natura egemonica», ha dichiarato.
Il Ministro degli esteri cinese, invece, ribadisce come il futuro di Formosa sia già scritto e appartenga a Pechino. «Non importa con quale nome o scusa, la spinta per l’indipendenza di Taiwan è destinata a fallire», ha dichiarato Wang Webin, portavoce del Ministero, come riportato da Fox News.