giovedì, 21 Novembre 2024
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Julian Assange torna in libertà 

Il fondatore di WikiLeaks è stato rilasciato dal carcere britannico, in una battaglia legale durata 12 anni conclusasi con un patteggiamento con gli Stati Uniti

«Julian Assange è libero», scrive WikiLeaks in un post pubblicato su X. «Ha lasciato il carcere di massima sicurezza di Belmarsh la mattina del 24 giugno, dopo avervi trascorso 1.901 giorni». Secondo quanto riportato da Reuters, il giornalista ha lasciato il Regno Unito ed è in viaggio verso l’isola di Saipan, un commonwealth statunitense situato nel Pacifico, dove è atteso per un’udienza che si terrà nel corso di mercoledì 26 giugno. I pubblici ministeri statunitensi hanno dichiarato che Assange voleva presentarsi in un tribunale che fosse vicino all’Australia, patria del fondatore di WikiLeaks. 

Si prevede che Assange si dichiarerà colpevole di una singola accusa ai sensi dell’Espionage Act per il suo ruolo nella divulgazione di materiale statunitense classificato. Ciò gli consentirà di evitare la reclusione nella prigione americana, permettendogli di tornare in Australia, in un patteggiamento con il dipartimento di giustizia degli Stati Uniti. Secondo i termini dell’accordo, gli Stati Uniti chiederanno una condanna a 62 mesi, periodo di tempo che Assange ha già scontato nel Regno Unito mentre combatteva contro l’estradizione. Secondo quanto riporta CNN, sul volo insieme ad Assange è presente anche l’Alto Commissario australiano per il Regno Unito, Stephen Smith. 

Il primo ministro dell’Australia Anthony Albanese ha affermato che il suo Governo ha utilizzato tutti i canali appropriati per sostenere una risoluzione positiva alla questione. «Vogliamo che venga riportato a casa in Australia», ha dichiarato al Parlamento il 24 giugno. Albanese ha accolto con favore l’imminente udienza tribunale, ma ha evitato ulteriore commenti riconoscendo la delicatezza del procedimento. Di parere opposto è stato l’ex vicepresidente americano Mike Pence, come riporta il Guardian. «Non ci dovrebbero mai essere patteggiamenti con chi mette in pericolo la sicurezza dei nostri militari o la sicurezza degli Stati Uniti», ha dichiarato Pence criticando la decisione dell’Amministrazione Biden. 

Fin dal 2010, WikiLeaks ha pubblicato migliaia di documenti militari riservati, ma l’accusa per Assange è arrivata solo nel 2019, durante l’amministrazione dell’ex presidente Donald Trump, che lo ha accusato di 17 capi di imputazione per aver violato l’Espionage Act. Le accuse hanno suscitato l’indignazione dei sostenitori di Assange, secondo i quali, il fondatore di WikiLeaks non avrebbe dovuto affrontare le accuse solitamente usate contro i dipendenti governativi. Secondo Al Jazeera, a febbraio del 2024 il Governo australiano ha presentato una richiesta al presidente Biden, affinché gli Stati Uniti abbandonassero il caso di lunga data. 

Per Trevor Tim, opinionista del Guardian, l’accordo è stato senza dubbio positivo per Assange, ma meno per la libertà di stampa. «È difficile non rimanere scossi dal modo in cui il dipartimento di giustizia americano ha costretto Assange a dichiararsi colpevole». La violazione dell’Espionage Act consiste infatti nel ricevere documenti segreti per comunicarli a persone non legittimate a riceverli. «Un “crimine” che i giornalisti americani commettono praticamente ogni giorno», commenta Tim. 

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