Mentre esplorava il margine settentrionale di Neretva, una valle dalla larghezza di 400 m ritenuta essere un antico letto fluviale, il rover Perseverance della NASA ha raccolto un campione da una particolare roccia contenente “macchie di leopardo”, che secondo un’analisi degli strumenti a bordo, presenterebbe le caratteristiche essenziali per una forma di vita microbica risalente a miliardi di anni fa.
Denominata Cheyava Falls dal team di ricerca, la roccia lunga 1 m per 60 cm è attraversata da venature di solfato di calcio, contenenti al loro interno materiale il cui colore rossastro suggerisce la presenza dell’ematite, il minerale che conferisce a Marte la sua tonalità. Un esame più attento, in seguito a ripetute scansioni effettuate dal rover con l’utilizzo dello strumento Sherloc, ha rilevato che gli strati di ematite sono punteggiati da decine di macchie bianche irregolari di dimensioni millimetriche, circondate da aloni neri contenenti ferro e fosfato. «Queste macchie sono una grande sorpresa», ha affermato David Flannery, membro del team scientifico di Perseverance, cha ha poi proseguito: «Sulla Terra, queste caratteristiche nelle rocce sono associate alla fossilizzazione dei microbi che vivono nel sottosuolo».
Altri composti organici, essenziali per la vita, sarebbero stati ritrovati nella stessa area da Perseverance. Tuttavia, la presenza di questi elementi non implicano necessariamente la presenza della vita: se è vero che la reazione chimica che porta alla formazione di queste macchie sono associate alla presenza di microbi, il processo può verificarsi anche senza il coinvolgimento di organismi biologici, riporta New Scientist. Inoltre, la sopravvivenza dei microbi potrebbe anche essere stata impedita dal magma che un tempo inondava l’area e il ritrovamento di tracce di olivina, minerale prodotto dalla cristallizzazione del magma, sembrerebbe confermare la teoria di una reazione chimica abiotica.
Sebbene il campione non fornisca una prova conclusiva, per Charles Cockell, astrobiologo dell’università di Edimburgo, il ritrovamento confermerebbe che il pianeta era dotato di tutti gli elementi essenziali per la vita, tra cui il carbonio organico. Solo l’analisi in un laboratorio della Terra, però, potrebbe fugare ogni dubbio.«Dobbiamo riportare i campioni, o ancora meglio, inviare esseri umani su Marte, per scoprire se stiamo osservando effettivamente forme di vita» ha dichiarato il Cockell al Guardian.
L’opinione del professore è stata condivisa dal team di ricerca. Dal punto di vista scientifico, Perseverance non può più offrirci nulla ha dichiarato lo scienziato Ken Farley. Tuttavia, riportare la roccia marziana sulla Terra potrebbe essere più difficile del previsto. Ad aprile del 2024, la missione di raccolta ha subito una battuta d’arresto a causa dei costi e dei tempi ritenuti eccessivi dal direttore della NASA, Bill Nelson.«In definitiva, 11 miliardi di dollari sono troppi e la data di ritorno del 2040 è troppo lontana», ha dichiarato Nelson. Nel ricercare una soluzione, l’Agenzia ha avviato una collaborazione con il settore privato, in uno scenario di grandi opportunità per le piccole imprese aerospaziali, riporta Inc.