Sei cittadini statunitensi detenuti in Venezuela sono stati liberati e sono diretti verso gli Stati Uniti dopo un incontro a Caracas tra Richard Grenell, inviato speciale del presidente Donald Trump, e il presidente venezuelano Nicolás Maduro. Sebbene i nomi dei sei non siano stati resi noti, la notizia della liberazione è stata accolta con entusiasmo sia dal presidente Trump che da Grenell che, secondo quanto riportato dalla CNN, ha pubblicato sui social una foto dei sei a bordo di un aereo diretto a casa. I detenuti, visti indossare l’abbigliamento tipico del sistema carcerario venezuelano, hanno ringraziato telefonicamente Trump per il loro rilascio.
Il contesto politico è complesso: gli Stati Uniti non riconoscono Maduro come legittimo presidente del Venezuela e non hanno una presenza diplomatica nel Paese. Nonostante ciò, la visita di Grenell ha incluso discussioni su tematiche legate alla migrazione, alle sanzioni e alla deportazione di cittadini venezuelani dagli Stati Uniti. Maduro ha comunicato in un discorso annuale alla magistratura che l’incontro aveva portato a degli accordi iniziali e che era ansioso di «nuovi accordi per il bene dei due paesi e della regione», secondo le dichiarazioni riportate da Reuters. Sebbene la liberazione degli americani sia stata vista come un passo positivo, la portavoce della Casa Bianca, Karoline Leavitt, ha chiarito che l’incontro non ha implicato alcun riconoscimento ufficiale di Maduro come leader legittimo, come riportato dalla BBC.
Nel contesto di tensioni politiche e sociali, il Venezuela continua a vivere una grave crisi economica, alimentata da iperinflazione e dalla migrazione forzata di milioni di persone. La liberazione di questi sei detenuti si inserisce in un più ampio scenario di relazioni bilaterali tese, ma potrebbe segnare un nuovo capitolo nei tentativi di negoziazione tra i due paesi, pur restando incerto l’impatto a lungo termine sulla politica interna ed estera.