La nuova politica commerciale degli Stati Uniti basata sull’imposizione di dazi (tasse applicate su merci importate da Paesi stranieri) sta portando ai primi scontri tra diversi Paesi dell’Asia, dell’Europa e dello stesso Nord America. Il Messico, uno dei principali partner commerciali degli Stati Uniti, è al centro di un’intensa negoziazione con la Casa Bianca dopo l’imposizione di dazi del 25% su tutti i prodotti messicani. La misura, voluta dall’amministrazione statunitense, ha scatenato reazioni accese e spinto i due Paesi a cercare un compromesso per scongiurare ripercussioni economiche significative su entrambe le economie. Il governo di Claudia Sheinbaum esprime forte preoccupazione per la tassazione sulle esportazioni di materiali strategici come acciaio e alluminio. L’industria siderurgica, pilastro dell’economia messicana, risulta gravemente colpita dalle misure adottate dall’amministrazione Trump, mettendo a rischio migliaia di posti di lavoro e la competitività del settore a livello internazionale.
Come riportato da El País, la presidente è aperta al dialogo e prima di procedere con qualsiasi tipo di ritorsione economica nei confronti del governo americano preferisce esaurire tutti i tentativi necessari sul piano diplomatico.
Il presidente Donald Trump minaccia di rivedere il T-MEC (Trattato tra Messico, Stati Uniti e Canada), che regola i rapporti commerciali tra i Paesi nordamericani. L’ipotesi di una modifica o di un ridimensionamento dell’accordo potrebbe avere conseguenze significative sulle dinamiche economiche della regione, aumentando l’incertezza per imprese e investitori. La presidente Sheinbaum è pronta a difendere l’integrità del trattato e ha dichiarato: «L’unica forma di competere con l’Asia è rimanere uniti». La rinegoziazione dell’accordo è prevista per il 2026, ma la situazione si sta già evolvendo rapidamente a causa delle imposizioni del governo statunitense.
Se la mediazione diplomatica dovesse fallire, il governo messicano sarà costretto a reagire con misure alternative, già delineate nel cosiddetto “Piano Messico”. Si tratta di una strategia economica per sostenere il Paese e prevede un aumento della produzione per le industrie: l’intento dell’amministrazione messicana è quello di aumentare la produzione del 15% in diversi settori, tra cui quello chimico, elettronico e automobilistico. L’esperto di commercio internazionale Adolfo Laborde, aggiunge che è necessaria la nascita di un nuovo nazionalismo economico con l’obiettivo di rafforzare le capacità produttive e ridefinire le relazioni economiche del Messico con gli altri Paesi. Tuttavia, non tutti gli imprenditori messicani sembrano sostenere il governo: Fernando Turner, imprenditore nel settore automobilistico, appare sfiduciato, affermando che il Messico non ha una vera e propria strategia per fronteggiare questa guerra commerciale contro gli USA, sottolinea ancora El País.
Le prossime settimane saranno cruciali per definire il nuovo assetto economico e commerciale del Nord America. Donald Trump non sembra disposto a retrocedere o a scendere facilmente a compromessi, ma si spera ancora in un dialogo diplomatico che possa portare al raggiungimento di un accordo vantaggioso per entrambi i Paesi.