Il 21 maggio, una delegazione composta da 25 diplomatici di 31 Paesi — tra cui Italia, Canada, Regno Unito, Egitto, Giordania, Cina e Russia — è stata oggetto di colpi d’arma da fuoco a Jenin, città della Cisgiordania occupata, durante una visita sul campo organizzata dall’Autorità Palestinese per documentare la situazione umanitaria. L’esercito israeliano, che aveva approvato formalmente la missione, ha parlato di un “colpo di avvertimento”, spiegando che i diplomatici avrebbero deviato dal percorso autorizzato.
Secondo Al Jazeera, il gruppo si trovava nei pressi del campo profughi di Jenin quando è stato costretto a mettersi al riparo. Nessuno dei presenti è rimasto ferito, ma l’episodio ha generato reazioni immediate e diffuse a livello internazionale.
Diversi Paesi, tra cui Canada, Francia, Irlanda, Turchia ed Egitto, hanno richiesto spiegazioni ufficiali, come scrive The Guardian. Il Canada, che contava quattro rappresentanti nella delegazione, ha definito l’incidente “inaccettabile”, mentre l’Unione Europea ha chiesto un’indagine indipendente. Il Ministero degli Esteri italiano ha convocato l’ambasciatore israeliano a Roma per ottenere chiarimenti, sottolineando la presenza del viceconsole tra i diplomatici coinvolti.
Il portavoce del Segretario Generale delle Nazioni Unite, Stéphane Dujarric, ha ribadito che «la sicurezza e l’inviolabilità dei diplomatici deve essere garantita in ogni circostanza». L’Egitto ha definito l’accaduto una violazione delle norme internazionali che regolano la protezione del personale diplomatico.
L’incidente si inserisce in un contesto di crescente instabilità nei territori palestinesi. Jenin è da mesi teatro di operazioni militari israeliane contro gruppi armati palestinesi. Secondo le Nazioni Unite, le operazioni avviate a gennaio hanno causato decine di vittime civili e lo sfollamento di oltre 40.000 persone. A Gaza, l’offensiva israeliana è ripresa dopo una breve tregua, con oltre 53.000 morti secondo il Ministero della Sanità locale. Le condizioni umanitarie continuano a peggiorare, con gravi carenze di beni di prima necessità e assistenza sanitaria.
L’episodio di Jenin rischia di accentuare l’isolamento diplomatico di Israele. L’Unione Europea ha annunciato un riesame degli accordi commerciali con Tel Aviv, alla luce delle ripetute violazioni dei diritti umani. All’interno di Israele, alcune voci critiche, come quelle del leader dell’opposizione di sinistra Yair Golan e dell’ex premier Ehud Olmert, hanno espresso preoccupazione per la condotta dell’attuale governo.
Il fuoco aperto su una delegazione diplomatica, sebbene privo di conseguenze fisiche, rappresenta un grave precedente e alimenta interrogativi sulla sicurezza degli operatori internazionali nei territori occupati.