Il rapimento e la successiva detenzione di Kizza Besigye, storico oppositore del presidente ugandese Yoweri Museveni, hanno scatenato una bufera politica e legale tra Uganda e Kenya. Besigye, scomparso il 16 novembre a Nairobi, è stato trasferito in Uganda, dove è stato detenuto in un carcere militare e accusato di possesso illegale di armi da fuoco e complotti contro la sicurezza nazionale. Presentatosi il 21 novembre davanti a una corte militare a Kampala, ha negato tutte le accuse, suscitando proteste da parte di attivisti per i diritti umani.
Winnie Byanyima, moglie di Besigye e direttrice esecutiva di UNAIDS (Programma delle Nazioni Unite per l’HIV e l’AIDS), ha denunciato il rapimento come un atto illegale, sottolineando che il marito non possiede armi da oltre 20 anni e che dovrebbe essere processato in un tribunale civile, non militare. L’Alto Commissario delle Nazioni Unite per i Diritti Umani, Volker Turk, ha condannato duramente il caso e chiesto la liberazione immediata di Besigye, come riportato da Reuters.
La vicenda ha suscitato aspre critiche nei confronti del governo keniota, accusato di aver facilitato la deportazione. Korir Sing’oei, segretario principale del ministero degli Esteri del Kenya, ha definito l’episodio un «rapimento» in un’intervista televisiva, assicurando che il governo indagherà, pur affermando che non vi è stato alcun coinvolgimento ufficiale, secondo quanto riportato da Reuters. Tuttavia, il silenzio delle autorità keniote sull’accaduto ha alimentato le polemiche.
Questa non è la prima volta che il Kenya è al centro di controversie per deportazioni forzate. Recentemente, le autorità keniote hanno consegnato 36 membri del partito di Besigye all’Uganda, dove sono stati accusati di reati legati al terrorismo. Altri episodi simili hanno coinvolto rifugiati politici di diverse nazionalità, mettendo in discussione il ruolo del Kenya come rifugio sicuro nella regione. Secondo quanto riportato dalla BBC, la Commissione Nazionale per i Diritti Umani del Kenya (KNHRC) e il Pan-African Opposition Leaders Solidarity Network hanno espresso profonda preoccupazione per la vicenda, definendola una violazione della cooperazione legale tra Kenya e Uganda.
Besigye, medico personale di Museveni negli anni ’80 e successivamente suo accanito oppositore, ha partecipato a quattro elezioni presidenziali, denunciandone l’irregolarità. Negli ultimi anni si era allontanato dalla politica attiva, non partecipando alle elezioni del 2021, ma aveva annunciato un ritorno per riorganizzare il suo partito, il FDC, ormai diviso in due fazioni.
La Commissione Internazionale dei Giuristi ha descritto il trasferimento di Besigye come un ritorno ai giorni bui delle estradizioni forzate in Africa orientale, sollevando preoccupazioni per il rispetto del diritto internazionale. Intanto, il caso rimane un simbolo delle tensioni politiche e della fragilità dei diritti umani nella regione.