Un attacco missilistico su Kyiv ha provocato almeno 12 morti e quasi 90 feriti, in quello che le autorità locali definiscono il più letale degli ultimi nove mesi. Per oltre undici ore, nella notte tra il 24 e il 25 aprile, missili e droni russi hanno colpito in successione la capitale ucraina, lasciando interi edifici distrutti, incendi nei quartieri residenziali e centinaia di persone sfollate.
AP News riporta che famiglie intere hanno trovato rifugio nei seminterrati delle scuole, mentre le squadre di soccorso operavano tra le macerie alla ricerca di superstiti, guidati dal suono dei telefoni rimasti accesi sotto i detriti. Secondo le autorità, il bilancio delle vittime potrebbe aumentare nelle prossime ore.
L’attacco ha avuto luogo in un momento particolarmente delicato per il processo diplomatico. I colloqui di pace tra Mosca e Kyiv, sostenuti da Washington, sembravano infatti avvicinarsi a una svolta. Reuters ha riferito che la violenza dell’offensiva ha suscitato una condanna pubblica da parte del Presidente statunitense Donald Trump, solitamente cauto nel criticare il Cremlino. «Vladimir, STOP! Non era necessario. Tempismo pessimo», ha scritto su Truth Social, chiedendo un cessate il fuoco immediato.
Trump, impegnato in una mediazione parallela, ha accusato entrambe le parti di rallentare i negoziati e ha annunciato l’invio del suo rappresentante a Mosca per un nuovo tentativo di dialogo. «I prossimi giorni saranno cruciali», ha dichiarato.
Il presidente ucraino Volodymyr Zelenskyj ha interrotto la visita ufficiale in Sudafrica e ha fatto ritorno a Kyiv. Da Pretoria ha dichiarato: «Non è l’Ucraina a decidere quando smettere di combattere. Il futuro dei negoziati dipende da Mosca». Secondo fonti militari ucraine, l’attacco avrebbe incluso anche missili balistici KN-23 di fabbricazione nordcoreana, un elemento che preoccupa gli osservatori occidentali.
La condanna dell’operazione è giunta anche da Bruxelles e Parigi. Il presidente francese Emmanuel Macron ha definito l’azione «una menzogna spudorata» rispetto agli annunci di pace del Cremlino. Kaja Kallas, Alto rappresentante per la politica estera dell’Unione Europea, ha scritto che «non si può parlare di negoziati mentre si colpiscono civili nel cuore della notte».
Il segretario generale della NATO Mark Rutte ha commentato che «la palla è nel campo di Putin», lasciando intendere che una prosecuzione degli attacchi potrebbe far naufragare ogni sforzo di mediazione. Mentre la comunità internazionale attende segnali concreti da Mosca, Kyiv conta le vittime e si prepara a nuovi allarmi.