sabato, 22 Novembre 2025
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ZOHRAN MAMDANI: il nuovo sindaco di New York

Lo scorso 4 novembre si sono tenute le elezioni comunali a New York segnate dalla vittoria storica del candidato social-democratico Zohran Mamdani. 

Figlio del noto professore di studi post-coloniali alla Columbia University Mahmood Mamdani e della regista Mira Nair, Mamdani nasce in Uganda e cresce nel Sudafrica post-apartheid prima di stabilirsi a New York. Il suo impegno politico nasce all’università con la fondazione del movimento studentesco “Students for Justice in Palestine”, come ricorda in un’intervista su Jacobin

La sua identità di giovane, musulmano, immigrato è stata al centro dei dibattiti. Ma il candidato del Partito Democratico Socialista ha saputo tramutare la sua identità in campagna politica, avvicinandosi alla popolazione multiculturale di New York e facendo la storia in una città che porta ancora le ferite profonde dell’islamofobia post-attentati dell’11 settembre. È stato in grado di stabilire un contatto autentico e diretto con le diverse comunità, partecipando agli eventi culturali come Durga Puja, Diwali e Vaisakhi, formando così una coalizione vasta e diversa dal punto di vista etnico e religioso, riporta Hindustan Times. Mamdani, inoltre, ha saputo sfruttare la sua presenza sui social media, riuscendo a creare un legame con le fasce di popolazione più giovane.

La vittoria storica lo pone in prima linea tra un gruppo di leader figli della diaspora sud asiatica. Tra le fila, menziona CNN, la ex-vicepresidente degli Stati Uniti Kamala Harris, il primo ministro britannico Rishi Sunak, il sindaco londinese Sadiq Khan, il Primo ministro scozzese Humza Yousaf e il PM irlandese Leo Varadkar. L’ascesa di Mamdani è un simbolo del prossimo capitolo della diaspora, testimone di una generazione che va oltre l’integrazione e trasforma la politica dall’interno. 

La campagna elettorale di Mamdani si è incentrata su ideali socialisti. In particolare sui bisogni della classe lavoratrice e delle comunità multietniche di New York, con l’obiettivo di costruire una coalizione multirazziale e di lavoratori. I vari aspetti della vita sociale che ha coinvolto sono molteplici e passano dal trasporto all’assistenza all’infanzia, ai generi alimentari fino al mercato immobiliare, come riportato da CNN.

Mamdani è stato colpito da duri attacchi repubblicani durante la sua campagna elettorale, con accuse infondate e discriminazioni di tipo razziale e religioso. Attacchi intensificati da avversari politici e osservatori dei media, sia da parte dei Repubblicani, come Marjorie Taylor Greene, sia dei Democratici, come il PAC pro-Cuomo che ha manipolato le sue immagini con l’IA, come testimoniato dal New York Times. La sua posizione si contrappone fortemente alla figura del presidente statunitense Donald Trump, il quale, si legge su CBC, lo ha definito come ‘‘comunista al 100%’’ e ‘‘lunatico comunista’’, denunciando la sua vittoria come un evento drammatico per New York e gli stessi USA. Anche il rappresentante del Tennessee, Andy Ogles, ha adottato un linguaggio islamofobo nei confronti di Mamdani sui social media. Lo stesso ha infatti suggerito di deportare Mamdani, di attuare delle indagini sulla sua cittadinanza e, se necessario, la possibilità di revoca e di deportazione, riporta The Guardian.

L’intelligenza artificiale è stata utilizzata per creare propaganda contro Mamdami. Utilizzata principalmente da Andrew Cuomo, ex governatore dello Stato di New York, il quale ha pubblicato, e poi cancellato subito dopo, un video AI su piattaforme quali X.com e Instagram, poco prima delle elezioni. Il video, della durata di poco più di due minuti, si apre con una versione AI di Mamdani, prima che corre per le strade di New York e poi che mangia riso con le mani. Viene poi mostrato un uomo di colore in un negozio con una keffiyeh che ruba, un uomo che maltratta una donna, un trafficante sessuale, un trafficante di droga, e altri, tutti a mostrare il loro sostegno a Mamdani, come riportato da The Guardian. Anche la rappresentante della Georgia, Marjorie Taylor Greene  ha diffuso su X.com un’immagine manipolata dall’AI che vede la Statua della Libertà con il burqa, aggiungendo la frase ‘This hits hard’ (questo tocca nel profondo) attuando una forte discriminazione nei confronti del nuovo sindaco di New York. O ancora, la rappresentante della Carolina del Sud, Nancy Mace, ha espressamente affermato ‘’dopo il 9/11 abbiamo detto di ‘Non Dimenticare’. Ma penso che abbiamo già tristemente dimenticato’, come riporta il Washington Post.

Questi attacchi psicologici sono stati affiancati anche da minacce di morte e messaggi di odio. Tanto che, la polizia di New York ha aperto delle indagini su questi episodi e sulle possibili presenze di bombe nel suo ufficio come minacce, riporta CBSNews. Questi sono pochi esempi dei tanti attacchi avvenuti nei confronti di Mamdani caratterizzati da xenofobia, islamofobia, e tattiche di discredito politico, con una forte componente mediatica e istituzionale da parte di figure repubblicane di rilievo, volte a screditare il nuovo sindaco di New York politicamente e personalmente durante e dopo la campagna elettorale. 

L’obiettivo principale di Mamdani non era però necessariamente vincere le elezioni ma riuscire a costruire una campagna elettorale che si facesse notare e che aumentasse in futuro le possibilità della sinistra di imporsi all’interno del Partito Democratico, riporta Il Post

Questo esito rappresenta una vittoria storica che vede la città abbracciare un cambiamento progressista basato sulla giustizia sociale, accessibilità economica, mutamenti della partecipazione civica urbana. Molti residenti, come riporta The Guardian, percepiscono questo momento come un ‘’respiro collettivo’’ in cui la città sembra ‘’respirare di nuovo’’ dopo aver affrontato anni difficili.

Non tutti i residenti però la pensano allo stesso modo. Secondo il Washington Post molte comunità si mostrano scettiche o preoccupate alla vittoria di Mamdani proprio sui punti principali della sua campagna: trasporti, tasse, assetto urbano. 

Queste elezioni storiche hanno stimolato conversazioni sul “cambio della guardia” su tutto il territorio americano. Esperti di ABCNews affermano che la vittoria di Mamdani può essere un punto di svolta per le generazioni future, messe sotto pressione dai crescenti costi abitativi, dalla crisi economica e particolarmente attente a problematiche sociali nazionali e mondiali, come la guerra a Gaza, questione sulla quale il neoeletto sindaco ha preso una posizione chiara. 

La sua posizione filo palestinese è stata fortemente criticata dalla controparte, che lo ha accusato di sostenere Hamas, etichettando le sue posizioni come antisemite, soprattutto per la proposta di voler revocare lo stato di esenzione fiscale alle organizzazioni con legami con gli insediamenti israeliani, riporta il quotidiano newyorkese. Mamdani continua il suo sostegno del al movimento BDS – Boicottaggio, Disinvestimento e Sanzioni – e ha dichiarato di voler arrestare il primo ministro israeliano Netanyahu se dovesse rientrare su suolo newyorkese, riporta The Times of Israel Una posizione decisiva e non priva di critiche, tanto che il ministro per gli Affari della Diaspora Ebraica, Amichai Chikli, ha invitato gli ebrei newyorkesi a “fuggire” verso Israele e definito Mamdani un “sostenitore di Hamas”, riporta il Messaggero

La campagna elettorale che ha promesso di tassare i ricchi, congelare gli affitti e che ha criticato le corporazioni multimilionarie dovrà tuttavia affrontare delle sfide. Diverse compagnie stanno considerando di lasciare la città in vista del mandato del candidato social-democratico, come affermato da Barry Sternlicht in un’intervista alla CNBC, amministratore delegato della Starwood Capital Group. L’elezione del nuovo sindaco di New York ha suscitato un’ampia risonanza mediatica a livello mondiale. Acclamato anche dalla sinistra italiana, Mamdani ha riportato alla luce i valori socialisti delle origini. A favore sono i commenti di Alleanza Verdi Sinistra, Movimento 5 Stelle e PD. SkyTg24 riporta le parole di Bonelli, co-portavoce di Avs: “A New York (…) ha vinto una politica che si è schierata con gli ultlimi”. D’altro canto il governo di destra ha preso le distanze. Anche nel suo Paese d’origine, l’India, ci sono state reazioni a favore e contro Mamdani, soprattutto dopo le critiche al governo ultra-nazionalista, come affermato su The Times of India.

di Alessia Gega e Lisia Petrini

Lisia Petrini
Studentessa della Facoltà di Interpretariato e Traduzione
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