Sabato 5 marzo, il primo ministro israeliano Naftali Bennett ha incontrato il presidente russo Vladimir Putin al Cremlino per discutere sulla posizione di Israele. Secondo quanto riportato dal quotidiano The Jerusalem Post, Bennet, volando a Mosca, ha messo Israele al centro della diplomazia internazionale, in un incontro che all’apparenza è solo un tentativo di mediazione nella crisi russo-ucraina. Il paese infatti, si sta rivelando un mediatore necessario in una delle crisi più gravi che il mondo abbia visto negli ultimi decenni.
Il viaggio di Bennett è stato appoggiato e coordinato con Washington, Berlino e Parigi. A tal proposito, il presidente ucraino Volodymyr Zelensky ha criticato Bennett e il governo israeliano per non aver preso una posizione più forte contro i russi. Nonostante ciò, sembra che l’approccio misurato di Israele – dovuto a una reale preoccupazione per gli interessi israeliani e al fine di mantenere buone relazioni con la Russia a causa del controllo di Mosca sui cieli della Siria e con le preoccupazioni umanitarie per gli ucraini catturati nei combattimenti – abbia dato i suoi frutti.
Putin ha accettato di incontrare Bennett e non altri presidenti e questo dimostra forse più di ogni altra cosa i progressi che Israele ha compiuto sulla scena internazionale negli ultimi due decenni. A questo si aggiunge che la scorsa settimana gli Stati Uniti hanno chiesto ad Israele di esercitare pressioni sugli Emirati Arabi Uniti affinché votino una risoluzione delle Nazioni Unite che condanni l’invasione russa dell’Ucraina. Ciò è fondamentale per valutare come sono cambiate le cose per Israele e il Medio Oriente dal momento che gli Stati Uniti si sono rivolti ad essi per fare pressione sugli Emirati Arabi Uniti per una risoluzione dell’ONU nei confronti della Russia.
Essendo quindi ora un serio attore mondiale, per Israele arrivano anche forti responsabilità. Il ruolo del mediatore non è sempre affascinante e non tutti i mediatori ricevono il premio Nobel per la Pace. Mediare in una crisi potrebbe far correre ad Israele il rischio di inimicarsi una parte del conflitto o l’altra – o entrambe – ma allo stesso tempo offre un certo prestigio internazionale.
Il governo israeliano, avrebbe voluto mantenersi neutrale in questa crisi, così come hanno fatto molti paesi della regione che condividono con Israele la paura delle conseguenze da parte dei russi – come gli Emirati Arabi Uniti, l’Arabia Saudita, l’Egitto, la Giordania e altri. Le circostanze però hanno reso la neutralità impossibile, soprattutto in seguito al viaggio di Bennet a Mosca.