giovedì, 21 Novembre 2024
HomeNotizie dal mondoIl dramma delle persone LGBTQ+ che emigrano dall’Africa verso l’Europa

Il dramma delle persone LGBTQ+ che emigrano dall’Africa verso l’Europa

In Mali i migranti sono costretti a subire estorsioni, furti e abusi per le condizioni di precarietà che vivono, oltre che a essere spesso vittime di omicidi, violenze sessuali e di genere

In un articolo su El País, Antonio Lorenzo Castellanos spiega che il fenomeno della migrazione degli esseri umani è un tema da sempre molto discusso e di grande importanza per la popolazione mondiale. Le migrazioni non sono solo inevitabili ma anche, secondo i contesti in cui avvengono, necessarie, come afferma uno degli ultimi report dell’Organizzazione Internazionale per le Migrazioni (OIM). Gli esseri umani hanno diritti e libertà inalienabili universalmente riconosciuti da strumenti internazionali come la Dichiarazione Universale dei Diritti Umani, il Patto Internazionale sui Diritti Economici, Sociali e Culturali e la Convenzione sull’Eliminazione di ogni forma di Discriminazione nei confronti della Donna. Per questa ragione, tutti gli Stati dovrebbero promuovere, proteggere e rispettare i diritti fondamentali di ogni migrante, qualsiasi sia la sua condizione, ma soprattutto i diritti dei migranti che sono in situazioni di vulnerabilità e che corrono un rischio maggiore di subire vessazioni.

Il Mali è, per la sua posizione geografica, un punto di incontro tra le rotte migratorie che partono da Senegal, Gambia, Costa d’Avorio, Burkina Faso, Niger e Nigeria e che hanno come destinazione la Libia o l’Algeria. I dati dell’OIM stimano che ogni giorno nel mese di gennaio del 2022 sono state circa 1.100 le persone che hanno attraversato i confini con il Mali. Inoltre, ai 34.000 migranti che hanno deciso di partire restano più di 5.500 km fino ad arrivare ai principali punti di passaggio del mar Mediterraneo, dove purtroppo rischiano di perdere la vita su imbarcazioni che spesso non sono adeguate alle traversate.

Quando i migranti arrivano a Bamako, la capitale del Mali, la polizia li obbliga a pagare un pedaggio tra i 15.000 e i 45.000 franchi CFA (tra i 20 e i 50 euro) e per questa ragione spesso si ritrovano senza denaro, costretti a pernottare nei dintorni delle stazioni degli autobus o alla ricerca di qualche spicciolo per sopravvivere.

Quando le persone che appartengono alla comunità LGBTQ+ si ritrovano in queste situazioni, la pressione sociale, la mancanza di risorse disponibili e di un luogo dove cercare protezione si aggiungono alle estorsioni, ai furti e agli abusi a causa della loro doppia condizione di vulnerabilità.

Il fenomeno migratorio delle minoranze sessuali provoca un’estrema sofferenza ai migranti, costretti alla separazione forzata dai loro cari e vittime di un sentimento di disillusione nel momento in cui si incontrano difficoltà nel riconoscimento materiale dei diritti fondamentali nella società in cui arrivano, tra cui la lotta per la sopravvivenza e l’impotenza di fronte alle pratiche discriminatorie dell’omofobia e della transfobia. Il problema non è solo l’esistenza di un odio esplicito verso la comunità LGBTQ+, ma anche che i paesi verso cui queste comunità migrano non promuovano delle misure sufficienti per contrastare la violenza e le discriminazioni per motivi di orientamento sessuale o di identità di genere. Nel 2017, l’ex Alto Commissario per i Diritti Umani delle Nazioni Unite, ZeidRa’ad Al Hussein, ha dichiarato che discriminazioni di questo genere sono purtroppo presenti in tutto il mondo.

Megan Manduca
Studentessa della Facoltà di Interpretariato e Traduzione
RELATED ARTICLES

In evidenza

I più letti