Lo scorso 30 luglio, Ayman al-Zawahiri è stato ucciso nel corso di un’operazione antiterrorismo condotta dalla CIA con un drone da cui sono stati lanciati due missili Hellfire. Al-Zawahiri, che era stato dato per morto già due anni fa, ha pianificato insieme a Osama bin Laden gli attentati dell’11 settembre. Ayman al-Zawahiri aveva 71 anni, era figlio di un professore di farmacologia ed era laureato in medicina. Si avvicinò all’islamismo radicale affascinato dallo zio Mafhouz Azzam, un critico severo dei governi laici alla guida dell’Egitto negli anni Settanta. Il 6 ottobre 1981, rimase coinvolto nell’attentato che costò la vita al presidente Anwar Sadat. Al-Zawahiri venne poi arrestato e passò tre anni nelle galere egiziane. Fu accusato anche di essere uno dei responsabili degli attentati del 1998 alle ambasciate statunitensi in Kenya e in Tanzania. Nello stesso anno, entrò a far parte di Al Qaeda accanto a bin Laden. Al-Zawahiri dopo l’uccisione di Osama bin Laden prese le redini dell’organizzazione terroristica. Nel corso degli anni sfuggì ad un paio di blitz e, alla fine, si rifugiò con la moglie e i sei figli in Pakistan.
Il leader di Al Qaeda era sul balcone di una casa nel centro di Kabul quando è stato colpito. Anche la sua famiglia si trovava nell’abitazione ma è rimasta illesa. Inoltre, l’operazione non ha causato nessuna vittima civile. Le autorità talebane hanno trasferito altrove i familiari superstiti. Biden ha affermato che al-Zawahiri ha “scolpito una scia di omicidi e violenze contro cittadini americani”. La CIA ha seguito per mesi i movimenti di al-Zawahiri. La decisione finale di uccidere il leader di Al Qaeda è stata presa lo scorso 25 luglio, dopo aver analizzato le possibili ricadute sulle relazioni con i talebani. Il presidente americano, lo scorso 1° agosto, in un discorso televisivo, ha affermato: «Dal nascondersi, ha coordinato le filiali di Al Qaeda e in tutto il mondo, compresa la definizione delle priorità per fornire una guida operativa e chiedere e ispirare attacchi contro obiettivi statunitensi. Ora la giustizia è stata consegnata e questo leader terrorista non c’è più». Dall’altro lato, i talebani condannano l’operazione ritenendola una “chiara violazione dei principi internazionali e dell’accordo di Doha”.
Biden ha affermato che l’uccisione di al-Zawahiri darà giustizia alle famiglie delle quasi 3.000 vittime degli attentati del 2001. Al-Zawahiri era uno dei 22 terroristi più ricercati degli Stati Uniti nel mondo. Douglas Sidialo, una vittima che ha perso la vista durante l’attentato all’ambasciata statunitense in Kenya, ha dichiarato: «È positivo che sia successo, stanno abbattendo coloro che erano dietro questi atti atroci e barbari di codardia in tutto il mondo».