Tra il 24 e il 25 ottobre ha avuto luogo a Dakar il Forum internazionale sulla pace e sicurezza in Africa, evento ormai giunto alla sua ottava edizione. Lanciato in occasione del Vertice dell’Eliseo del 2013 in Francia, si tiene annualmente nella capitale senegalese, scelta proprio per la sua posizione geografica a cavallo tra gli archi di crisi principali.
Al forum hanno partecipato 40 centri di ricerca e organizzazioni non governative, 20 organizzazioni internazionali e oltre 40 Paesi e alti rappresentanti istituzionali o diplomatici. La maggioranza dei partecipanti, ovviamente, è rappresentata da capi di Stato o alti funzionari africani, proprio per le specificità delle istanze raccolte dal forum.
Il principale obiettivo del forum è trovare una soluzione condivisa, a livello africano e in parte internazionale, alle sfide che si trova a fronteggiare il continente africano, prima tra tutte quella della sicurezza. La risoluzione dei conflitti e la conseguente stabilità securitaria e politica sono infatti la precondizione per promuovere sviluppo e prosperità nell’Africa del domani, in cui i giovani giocheranno un ruolo fondamentale (il 50% della popolazione africana ha meno di 20 anni).
Come riporta Africanews, Macky Sall, presidente senegalese e dell’Unione Africana, in occasione dell’apertura della conferenza ha messo in luce l’importanza del multilateralismo a livello africano e internazionale per attuare delle strategie efficaci volte a risolvere la crisi securitaria. Si è parlato anche del ruolo dell’Africa nelle organizzazioni internazionali, ipotizzando una riforma della composizione del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite in modo da garantire una maggiore influenza del continente sulla scena mondiale.
Per fare ciò, è necessario accordarsi prima di tutto su un rappresentante univoco a livello internazionale. In un’intervista di France24, Niagalé Bagayoko, analista esperta in scienze politiche, ha affermato che nonostante le dichiarazioni di principio, ci sono ancora delle tensioni tra alcune grandi potenze africane (Algeria, Egitto, Nigeria, Sudafrica) che potrebbero ostacolare il raggiungimento dell’obiettivo.
È invece stata rilevata all’unanimità l’importanza dell’ottenimento di una “sovranità securitaria” che permetta agli Stati africani di gestire tra di loro le crisi locali – emblematica quella terroristica nel Sahel e nell’Africa occidentale – senza interferenza di attori esterni. Il riferimento è alle missioni di mantenimento della pace o di repressione del terrorismo gestite dagli Stati europei, in particolare la Francia con l’operazione Barkhane. In questo progetto di ritrovata sovranità, gli attori internazionali dovrebbero solo assistere i Paesi africani con supporto logistico o finanziario, permettendo così una maggiore autonomia dell’Africa.